Lunedì alle otto del mattino il campo istituzionale nell’ex area Rizzo di Como ha aperto. Timidamente, e in pochi, i migranti hanno iniziato a spostarsi dal campo informale davanti alla stazione di San Giovanni. Appena aperti i cancelli ogni tipo di supporto, compresa la distribuzione di cibo, si è spostato al campo voluto dalla prefettura. Il mezzogiorno di mercoledì era stato fissato come ultimatum per la tolleranza della presenza in stazione, ma le forti piogge iniziate nella notte facevano presagire un prolungamento dei tempi.

Invece per la prima volta sono intervenute le forze di polizia. Ieri nel pomeriggio agenti di polizia, carabinieri e della guardia di finanza hanno accompagnato dipendenti di Aprica, l’azienda che si occupa della nettezza urbana. Prima sono stati allontanati i migranti presenti in stazione e poi si è proceduto alla rimozione delle coperte e degli abiti che si trovavano nell’atrio dello scalo. Il presidio di polizia dentro e fuori la stazione è diventato permanente per impedire che formassero nuovi giacigli.

L’intervento, avvenuto senza scontri e tensione, per ora ha risparmiato circa venti tende poste nel parco dove resta ancora un gruppo di qualche decina di migranti.

Bruno Magatti, assessore alle politiche sociali, era presente in stazione durante le operazioni di sgombero e pulizia. Un media indipendente locale gli ha chiesto cosa accadrà a chi non vorrà raggiungere il campo governativo, «Resterà in una situazione di precarietà personale che non lascia grandi sbocchi», è stata la risposta. «Noi abbiamo agito e continuiamo ad agire con serenità e lealtà nei loro confronti. Credo che il meccanismo della fiducia sia importante. Capisco che persone che hanno delle storie dure facciano fatica a fidarsi delle istituzioni, però in questo caso quello che ha fatto la città in queste settimane, anche con grande pazienza, credo sia un messaggio anche per loro».

La non chiarezza su cosa accadrà a chi non si registrerà al campo istituzionale resta un problema non secondario, con cui si scontrano volontari e mediatori culturali. L’assessore ha poi aggiunto che l’azione di pulizia di ieri “è un gesto che vuole anche essere un invito pacifico a spostarsi tutti nella struttura allestita per liberare la stazione». Leggendo tra le righe si potrebbe desumere che nell’immediato futuro anche il parco adiacente alla stazione San Giovanni sarà sgomberato. Nel parco restano per lo più etiopi Oromo. Gruppo etnico combattivo e che nei primi giorni d’apertura del campo è sembrato molto compatto tanto che lunedì avevano dichiarato «Quando siamo andati via dal nostro paese il nostro obiettivo era proseguire e andare oltre, non per essere spostati da un campo all’altro. Abbiamo smesso di studiare, rinunciato alla nostra vita, lasciato le nostre attività commerciali per avere un futuro. Siamo molto compatti: se la maggioranza di noi decide di non andare al campo, nessuno va. Staremo qui finché serve, resisteremo finché non riusciremo a passare. Inoltre, in frontiera fanno passare solo gli eritrei, noi veniamo sempre respinti».

Nei primi due giorni d’apertura sono stati in pochi i migranti a spostarsi volontariamente al campo istituzionale nonostante sia stato sospeso il servizio mensa e impedito di servire pasti nel parco della stazione. Le forti piogge che hanno accompagno il mercoledì hanno spinto in molti a cambiare posizione. Prima dell’intervento delle forze di polizia in circa duecento si erano registrati nell’area ex Rizzo, mentre alcune decine avevano fatto la scelta di andare a Milano. Pare, anche, che nelle ultime ore una trentina di donne e uomini da tempo accampati a Como siano riusciti a valicare il confine.