«Quest’anno, per la prima volta, è successo quello che neppure due guerre mondiali erano riuscite a fare: chiudere la sale cinematografiche, interrompere le riprese dei film, costringere numerosi festival a cancellare la loro edizione. Siamo qui riuniti, in simbolica rappresentanza della comunità dei festival di tutto il mondo, in segno di solidarietà per l’industria del cinema che è stata duramente colpita dalla pandemia, e dei nostri colleghi che sono stati costretti a cancellare o a rinviare i loro festival».

COSÌ RECITA il documento firmato da otto direttori e direttrici di alcuni dei maggiori festival europei (Venezia, Berlino, Cannes, Locarno, Rotterdam, Karlovy Vary, San Sebastian e Londra) presentato nel corso di una conferenza stampa alla Mostra del cinema e durante la serata d’inaugurazione. Un atto inedito di collaborazione di fronte a una situazione eccezionale – «le crisi si superano insieme» ha sottolineato Barbera – ma soprattutto una presa di posizione a favore delle sale e una richiesta di sostegno economico rivolta alla politica. Secondo il direttore di Cannes Thierry Frémaux: Era giusto che fosse Venezia a promuovere questa piattaforma di collaborazione in quanto festival più antico. In questi mesi abbiamo sentito la grande solitudine degli artisti, tra lavorazioni ferme e cinema chiusi, ma il fatto che i festival tentassero di restare in piedi dava loro coraggio. Siamo ancora in piena crisi ma vogliamo celebrare il cinema e ricordare alla politica che la cultura è ciò che costa di meno e che frutta di più. Bisogna smetterla di annunciare continuamente la morte del cinema, è più interessante capire come sopravviverà e come si evolverà». Barbera, talvolta criticato per l’apertura dimostrata verso opere targate Netflix, ha tenuto a chiarire che «la sala resta insostituibile, sostenerla è una battaglia di civiltà che non possiamo perdere. Per questo Frémaux ed io siamo in dialogo con i ministeri della cultura dei nostri paesi e domandiamo sostegno adeguato anche a livello comunitario».

PER LILI HINSTIN, direttrice di Locarno: «siamo in un momento di trasformazione sociale, le donne iniziano a dirigere grandi festival internazionali, è tempo di prendere posizione come spettatori e cittadini: vogliamo perdere la dimensione collettiva e di scoperta che offrono i festival e ripiegarci sul piccolo schermo come individui isolati oppure no?».
Il direttore di San Sebastian José Luis Rebordinos sottolinea in chiusura: «Ci troviamo qui per celebrare i festival come luogo di incontro, di dialogo e per rivendicare il diritto a stare insieme, baciarci, abbracciarci, non solo al cinema ma anche fuori». La voglia di ritrovarsi al cinema come reazione verso un tempo che rischia di vederci sempre più isolati e distanti e la cooperazione come forma di sopravvivenza. Chissà quali saranno gli esiti concreti di tante buone intenzioni.