ll volume La radio del papa. Propaganda e diplomazia nella seconda guerra mondiale di Raffaela Perin (Il Mulino, pp. 288, euro 17) ricostruisce anzitutto la storia della nascita di Radio Vaticana, inaugurata da Pio XI il 12 febbraio 1931.

SUPERATA L’INIZIALE diffidenza verso il nuovo mezzo, la Santa Sede se ne appropriò senza remore: inizialmente per mettersi in comunicazione diretta con gli episcopati e le nunziature, poi per sfruttarne le enormi potenzialità sul piano dell’apostolato, come papa Ratti ebbe ben presto a intuire procedendo a potenziare l’emittente dal punto di vista tecnico. Nel corso degli anni 30 la molla decisiva per lo sviluppo di Radio Vaticana fu l’anticomunismo, terreno sul quale tuonò all’indirizzo dell’Unione Sovietica, dei «rossi» della guerra civile spagnola e dei rivoluzionari messicani. Ma anche la situazione della Chiesa cattolica in Germania fu uno degli argomenti di cui si occupò con una certa frequenza tra il ’36 e il ’37, quasi a preparare il terreno all’enciclica Mit brennender Sorge (14 marzo 1937) e poi accompagnarne la circolazione.

FU PERÒ CON LO SCOPPIO della guerra che Radio Vaticana cominciò ad avere un ruolo di rilievo nella strategia politica del nuovo pontefice. Quando la Santa Sede si rese conto che i governi inglese, tedesco e americano avevano allestito dei servizi di costante monitoraggio delle radio estere, iniziò a utilizzare strumentalmente la propria emittente per inviare messaggi sia ai cattolici dei Paesi belligeranti, sia ai governi, per altro sempre attenti a cogliere gli orientamenti della Santa Sede.

UN ESEMPIO di questa strategia, tra i molti messi in luce nel volume di Raffaella Perin, sono le trasmissioni in lingua spagnola. Considerate le frequenti proteste dell’ambasciata tedesca per le posizioni antinaziste di Radio Vaticana, Pio XII e coloro che più da vicino si occupavano dell’emittente (il generale dei gesuiti Ledóchowski e il direttore della radio  Filippo Soccorsi), ritennero importante fornire, specie nelle trasmissioni per la Spagna e l’America Latina, notizie riguardanti la persecuzione dei cattolici nei territori occupati dal Reich. Questo, secondo l’autrice, per almeno due motivi: per contrastare la propaganda nazionalsocialista assai diffusa nel paese iberico e in Sud America, poi perché in Vaticano si era convinti che una volta fatte arrivare le notizie in area ispanofona queste si sarebbero rapidamente diffuse nel Nord America e nelle altre nazioni. Ragioni alle quali si potrebbe aggiungere quella del ritardo, voluto dal primate, Isidro Gomá, con cui in Spagna la Mit brennender Sorge fu data a conoscere per non irritare l’alleato germanico.

SUL CONTROVERSO REGNO di Eugenio Pacelli esistono gli undici volumi degli Actes et documents du Saint-Siège pendant la Seconde Guerre Mondiale (1965-1981), editi per volontà di Paolo VI che in questo modo pensò di contrastare la campagna sui «silenzi di Pio XII» avviata nel 1963 da Il Vicario di Rolf Hochhuth. Gli archivi vaticani restano tuttavia ancora chiusi agli studiosi sul pontificato di Pio XII. Una ricerca sul ruolo di Radio Vaticana tra il ’39 e il ’45, come per altro il vuoto storiografico al riguardo conferma, sembrava, pertanto, impossibile. Perin è invece riuscita ad aggirare tale ostacolo scovando una notevole quantità di fonti conservate negli archivi, per lo più civili, italiani, britannici, francesi e degli Stati Uniti. In questo modo, ha potuto ricostruire il contenuto delle trasmissioni quotidiane nelle diverse lingue e, in qualche caso, come quello delle trasmissioni francesi e italiane attraverso una collazione di fonti, anche i testi originali preparati dagli speaker incaricati.

NELL’INTRODUZIONE a uno dei suoi ultimi lavori, La Chiesa dell’anticoncilio (2011), Giovanni Miccoli, richiamandosi all’insegnamento di Delio Cantimori, metteva in luce i vantaggi dell’accostarsi a temi e questioni di carattere generale non di petto, ma «di scorcio», da un punto di vista apparentemente secondario, per far emergere aspetti e risvolti altrimenti non sempre chiaramente percepibili. Formatasi alla scuola del grande storico del cristianesimo triestino e di coloro che più da vicino ne hanno recepito la lezione, Perin sembra applicare questa utile indicazione di metodo quando fa della Radio Vaticana l’inedito angolo prospettico dal quale studiare la politica della Santa Sede durante la Seconda guerra mondiale.

IL PONTIFICATO DI PIO XII, infatti, è indagato attraverso i rapporti che il papa e la sua Segreteria di Stato ebbero con la radio e l’utilizzo che ne fecero come strumento propagandistico ma anche diplomatico. Un’analisi che facendo trapelare le indecisioni, le contraddizioni e i programmatici silenzi della «radio del papa», mette in luce la compresenza in Vaticano di diverse posizioni di fronte al conflitto e mostra anche le incertezze della guida pacelliana della Chiesa. In definitiva un libro che offre un nuovo punto di vista sulla guerra e su Pio XII, solido dal punto di vista scientifico e allo stesso tempo leggibile anche dai non addetti ai lavori per la sua scrittura chiara e a tratti incalzante.