A Torino si stanno avviando le procedure per la costruzione di un nuovo ospedale che sarà una struttura sanitaria di eccellenza e sede universitaria, di insegnamento e di ricerca. Al suo interno è prevista la presenza di tutte le specialità mediche e chirurgiche attualmente situate nella Città della Salute e della Scienza (CSS), complesso che comprende edifici obsoleti costruiti negli anni ’30 del secolo scorso.

Fanno parte della CSS anche l’Ospedale Infantile Regina Margherita (OIRM), dotato di tutte le specialità dedicate alla cura dei bambini e l’Ospedale delle donne (Sant’Anna), che costituiscono il polo materno-infantile. Purtroppo sembra che l’attuale Giunta Regionale voglia lasciare l’OIRM fuori dal Parco della Salute, con il Sant’Anna al seguito. Pur riconoscendo che sarebbe importante mantenere l’unitarietà del polo materno-infantile, lasciare il Sant’Anna fuori dal nuovo ospedale rappresenterebbe un grave danno per la salute delle donne.

Il Sant’Anna è la più grande maternità d’Italia (oltre 6500 parti/anno). Oltre alle gravidanze si trattano tutte le patologie ginecologiche, comprese quelle oncologiche, e si effettua un elevato numero di aborti. E’ stato il primo ospedale in Italia ad introdurre l’aborto farmacologico. Se ci proiettiamo qualche anno in avanti, quando il Parco della Salute sarà funzionante, la situazione demografica sarà diversa dall’attuale, continuando il trend già iniziato nei primi anni 2000. Diminuiscono i parti (in Piemonte da 37000 nel 2006 a 30000 nel 2016), ma aumentano le gravidanze ed i parti complicati.

Ciò è dovuto all’innalzamento dell’età materna al parto, al ricorso sempre più frequente a tecniche di fecondazione assistita, all’aumento del numero di gravidanze gemellari, all’elevata percentuale di tagli cesarei, ed al fatto che, grazie alle migliori terapie mediche e chirurgiche, donne con patologie croniche anche gravi possono affrontare la gravidanza.

Si può ipotizzare, sulla base dei dati attuali, che il 30% delle gravidanze saranno complicate in modo più o meno grave. Per garantire la sicurezza delle donne e dei loro bambini le gravidanze con patologie materne e/o fetali necessitano di essere assistite in una struttura che abbia tutte le specialità mediche e chirurgiche (cardiologia, nefrologia, radiologia interventistica, chirurgia vascolare, ecc.), oltre agli ostetrici-ginecologi con specifiche competenze, ed in cui sia promossa l’integrazione fra le diverse discipline, con l’accesso a tutte le tecnologie più avanzate. Lasciare il Sant’Anna fuori dal Parco della Salute per seguire l’OIRM, significa privare le donne della possibilità di essere assistite in modo adeguato, esponendole a gravi rischi per la loro salute e talora per la loro vita.

La vicenda del Parco della Salute di Torino fa emergere quanto è chiaro a chi, come me, ha lavorato per tanti anni nel settore della salute riproduttiva delle donne. La Medicina di Genere, grazie alle battaglie delle donne, viene oggi riconosciuta e fa ormai indiscutibilmente parte dello sviluppo della Medicina. Questo riguarda il trattamento e la prevenzione di patologie che sono comuni alle donne ed agli uomini, per le quali si è riconosciuto che epidemiologia e modalità di trattamento possono essere molto diversi nei due generi. La medicina della riproduzione intesa in senso lato riguarda invece esclusivamente le donne.

Ed è meno considerata: meno investimenti, meno attenzione agli aspetti clinici e organizzativi che mettano al centro la salute della donna, meno finanziamenti per la ricerca. Analoghe considerazioni possono essere fatte per quanto riguarda l’aborto: a fronte delle segnalate difficoltà di accedere all’aborto, soprattutto in alcune Regioni d’Italia, non c’è mai stata una seria ed efficace risposta organizzativa, che tenga conto in primo luogo della sicurezza per la salute fisica e psichica delle donne.

*Sant’Anna e Università di Torino