La piccola isola del nord Europa, l’Islanda, ha cominciato ad affrontare l’emergenza Covid-19 già dal 28 febbraio quando il «paziente 1» è tornato dalla settimana bianca in Austria.

Le prime misure sono state il lockdown delle residenze per anziani. Nessuna restrizione per i bambini e le bambine al di sotto dei 16 anni che vanno regolarmente a scuola anche se con alcune precauzioni per loro e per il personale docente. Per prevenire una nuova crisi come quella dei mutui del 2008, che mise in ginocchio il paese e lo portò alle soglie del default, il governo ha deciso di prendere misure economiche straordinarie.

La giovane presidente eco progressista Katrín Jakobsdóttir ha annunciato, il 21 marzo scorso, un pacchetto di misure straordinarie da 1,5 miliardi di euro per l’emergenza: il governo garantirà fino al 75 percento degli stipendi se vi saranno contrazioni sui salari dei lavoratori dipendenti determinate dalle conseguenze della pandemia, finanziamenti concessi dallo Stato alle imprese, differimento dei pagamenti fiscali, sostegno finanziario per il settore turistico (che rappresenta il 30% dell’economia), assegni familiari una tantum, accesso ai risparmi pensionistici privati, rimborso dell’Iva per progetti di costruzione, progetti pubblici accelerati e investimenti in infrastrutture tecniche. A questi provvedimenti si aggiungono quelli già in essere come il sussidio di disoccupazione (80% della retribuzione degli ultimi tre mesi) per chi ha perso il lavoro.

Dalla fine di febbraio il governo in collaborazione con la protezione civile ha predisposto un sito dedicato all’emergenza (covid.is) che dà informazioni aggiornate su tutto quello che riguarda il virus in nove lingue, decise in base alle presenze delle diverse comunità di origine straniera residenti in Islanda.

Questo sito però, dal 1° aprile, è diventata la prima app di un governo europeo che tiene traccia delle potenziali infezioni, utilizzando il GPS per localizzare le persone che potrebbero essere state in stretto contatto con pazienti coronavirus. È stato inviato un messaggio, a tutti gli islandesi, contenente un collegamento da dove è possibile scaricare l’app.

Perché funzioni – ha chiarito il governo – almeno il 60% degli islandesi deve scaricarla, la scelta è su base volontaria anche se i primi dati confermano che più la metà della popolazione (360 mila in totale) l’ha già istallata, ma il dato è in continua crescita.

L’app funziona registrando tutti i telefoni vicini a un individuo in modo che se tale individuo viene infettato, le autorità avranno una registrazione accurata di tutti coloro che sono venuti in contatto con loro e per quanto tempo, sui 14 giorni. Le persone potenzialmente infette riceveranno quindi un messaggio che ordina loro di mettersi in quarantena.

La sicurezza dei dati e la privacy hanno preoccupato da subito l’opinione pubblica. La direttora della Sanità, Alma Möller, ha ribadito che la scelta di scaricare l’applicazione è volontaria ma, soprattutto, che i dati raccolti saranno accessibili solo al team di monitoraggio delle infezioni e non verranno archiviati in un database dopo la fine dell’epidemia.

Inoltre, la sicurezza del sistema, è stata certificata da Syndis e Security.is, società esterne per la sicurezza delle informazioni che hanno esaminato il codice e tutte le funzionalità di sicurezza, come il controllo degli accessi. Critici i parlamentari del Partito Pirata che hanno contestato l’utilizzo della geolocalizzazione tramite GPS piuttosto che tramite bluetooth.

Il governo ha risposto che si è scelto di utilizzare il GPS poiché c’erano molti bug con il bluetooth, in particolare per quanto riguarda gli iPhone.