Quarant’anni di carriera, quattrocento volumi firmati come autore di testi e disegni, circa 170.000 tavole a fumetti all’attivo. Sono impressionanti i numeri di Osamu Tezuka, creatore di tanti personaggi iconici, da Astro Boy, a Kimba il leone bianco a La principessa Zaffiro. Ma fra i tanti primati del Maestro ci sono soprattutto le intuizioni creative. Sua l’invenzione degli «occhioni», vero e proprio marchio di fabbrica del character design nipponico. Sua la consapevolezza che già 50 anni fa il linguaggio dei fumetti potesse andare oltre generi come l’avventura, lo humour o il sentimento per correre libero in territori sconosciuti. Ne è un esempio Ayako, lavoro del 1972 con cui Edizioni BD-JPop prosegue la riproposizione dell’opera omnia di «Osamushi». Oltre 700 pagine, suddivise in due «tankobon» da 14 euro, per una fiaba nera che è allo stesso tempo romanzo di formazione, horror psicologico, saga familiare. E che racconta il cuore di tenebra della società giapponese.

LA STORIA prende le mosse dal ritorno in patria di un soldato del Sol Levante all’indomani della Seconda guerra mondiale. Il Giappone sta faticosamente tentando di risollevarsi, riconquistando dignità e benessere dopo la sconfitta. Ma resta penosamente ripiegato su se stesso: oltre la facciata dell’imminente «Grande crescita economica», il potere è saldamente nelle mani degli Americani, qui ritratti nel loro volto di businessmen a mano armata. Il germe del comunismo ha contagiato tanti, troppi lavoratori. La riforma agraria che ha portato alla redistribuzione delle terre a vantaggio dei contadini ha inguaiato molti latifondisti.

Fra i tanti, anche la famiglia Tenge, retta con il pugno di ferro dal patriarca Ichiro. Uomini, donne e giovanissimi tutti stretti intorno alla «roba», legati a doppio filo al miraggio di un’eredità ricchissima. Un peccato originale tramandato all’innocente Ayako, la piccola nata dalla relazione tabù imposta dal capofamiglia alla nuora in cambio delle ricchezze future. Una bambina che, data ufficialmente per morta dai suoi, sarà costretta a trascorrere l’infanzia e poi l’adolescenza segregata nella luce fioca di un granaio.

Questa condanna all’ergastolo è l’innesco di una narrazione più ampia e appassionante, su tre livelli diversi. La spy-story conseguente alla fine misteriosa di un giovane sindacalista e militante comunista, un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1949; lo scontro tra generazioni e sessi, con un cast corale che traduce pulsioni e istanze tipiche della società del tempo in un serraglio in cui nessuno è davvero innocente; e soprattutto, la storia personale della protagonista. Che nel corso del romanzo grafico passa leggera e inconsapevole dal ruolo di vittima a quello di carnefice, fino a incarnare perfettamente il topos della «donna volpe» tipico della cultura asiatica. I colpi allo stomaco più forti arrivano proprio quando Ayako riesce a uscire dalla sua prigione e si ritrova finalmente libera: la scoperta del mondo, infatti, la terrorizza, costringendola a cercare rifugio fra le quattro pareti di una cassapanca che passa di casa in casa.

È IN QUESTO frangente che il pennino di Tezuka si fa più tagliente nel descrivere i rapporti tra la sua ragazza indistruttibile e i personaggi che le girano intorno, incarnazioni di un potere maschile violento e opportunista geneticamente predisposte a soccombere alla creatura cresciuta nel grembo della terra. Con il suo mix di oscurità, malinconia e ironia gelida, Ayako resta una pietra miliare che a due generazioni dall’uscita merita una lettura attenta e appassionata.