Se la voglia di pace si misura anche numericamente, la scorsa domenica sembra confermare che questo sentimento rimane importante nel cuore profondo dell’Italia.
Centomila secondo gli organizzatori, ben oltre per Andrea Ferrari, presidente degli Enti locali per la pace, sarebbero stati i partecipanti della 40ma Marcia della pace Perugia Assisi, percorso di 16 chilometri che dal 1961, quando Aldo Capitini lanciò la prima camminata simbolica con la bandiera a strisce colorate, ricorda che in questo Paese la Costituzione ripudia la guerra. Agenzie e televisioni confermano.

Così le nubi che si erano addensate su un evento che compie 53 anni – tra distinguo, polemiche e addirittura dissociazioni – si dissolvono in una giornata solare a conferma che anche la ritualità ha un suo perché e che dentro quella marcia ci stanno le varie posizioni che si legano al pacifismo italiano.

In effetti il timore che qualcosa andasse storto c’era: alla vigilia il Movimento Nonviolento si sfila contestando una ritualità senza contenuti e lo stesso fa l’Agesci, la maggior associazione degli scout italiani che lascia così il campo al Masci, un movimento scoutistico di sola matrice cattolica.

Infine c’è una crisi che attraversa il movimento per la pace e una crisi economica che forse rende difficile anche metter la benzina.

E, per dirla tutta, c’è anche un governo che dovrebbe tradursi nella sinistra al potere dove però balenano fulmini bellicisti – come dimostra la recente polemica tra il ministro della Difesa Pinotti e L’Espresso che paventa un ritorno dei nostri soldati in Irak – e l’Italia sembra andare nella direzione opposta a quella indicata dall’articolo 11.
Ma forse, proprio per questo malessere diffuso tra «missioni di pace», F-35 e spese militari sempre in aumento, la gente si muove, esce di casa, cammina. I numeri, ancora un volta, sono confortanti.
Alla marcia hanno aderito 117 scuole, 277 enti locali, tutte le Regioni italiane e un totale di 526 città. E ancora, 479 associazioni di cui 80 nazionali. Al tavolo di una conferenza stampa che fa il punto dell’evento c’è evidente soddisfazione: una lettera del capo dello Stato e una del Papa.

La presidente della Camera che, dopo un tiraemolla, arriva e si mette in marcia. Migliaia di persone che fanno la camminata, altre che arrivano fino in pullman sin sotto la città di Assisi per far soltanto la salita alla Rocca.

Alex Zanotelli, l’ispirato ex direttore di Nigrizia che fu cacciato per le sue posizioni radicali, ci mette giustizia e ambiente e se la prende con un pianeta che divora se stesso con un 10% che mangia per il resto del 90.

Luigi Ciotti, un uomo che quando passa in mezzo alla gente solleva ovazioni e applausi, ci mette legalità e lotta alla mafia.

Flavio Lotti ringrazia le scuole che, in effetti, sono le grandi protagoniste dell’evento: Aluisi Tosolini, il preside che ha organizzato la loro adesione, rivendica con orgoglio che questi giovani studenti – ce n’è per tutte le età – a lezione studiano la Costituzione. Padre Fortunato, del sacro convento di Assisi – anfitrione storico della marcia – elargisce sorrisi.
Dunque per ora le polemiche si mettono da parte. Del resto ci sono sempre state. A margine del Salone dell’Editoria sociale – a Roma negli stessi giorni – Goffredo Fofi sorride sornione di un ricordo: quando alla terza Perugia Assisi, lui che aveva fatto anche la prima, decise addirittura una contromarcia (che poi non si fece) da Assisi a Perugia «perché – dice – il Pci ci aveva messo il cappello sopra e non era questo lo spirito». Anche le polemiche, forse, sono un segno di vitalità.