La noia, a volte, arriva sotto forma di normalità, ossessiva e ripetuta ciclicamente. Quando niente è più magico, quando il papà che prima sembrava una montagna rimpicciolisce, quando scompare per sempre il topolino dei denti, portandosi via anche la moneta d’oro che lasciava sotto al cuscino. Infine, quando il maestro che non lavava mai i vestiti, si cambia i pantaloni. È in quel preciso istante che finisce l’incanto dell’infanzia e si perde qualcosa che non tornerà mai più.

A descrivere quel rito di passaggio verso l’adolescenza, così malinconico e intriso di uggiose giornate in cui tutto scorre uguale, senza sussulti, è il francese di Brest Vincent Cuvellier nel libro Il grande cane rosso (Biancoenero edizioni, pp. 43, euro 8, illustrazioni di Chiara Lanzieri). A interrompere la monotonia e l’anonimato di una esistenza senza più fate né madri odorose di cioccolata, miele e fiori, arriva però, come in sogno, un chow chow rosso e pelosissimo che regala a Beniamino la sua gomma cancella-errori e con quella, gli fa scrivere il miglior tema – per originalità e ortografia – della sua classe.

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Leggera come una nuvola, croccante come le mattine nervose in cui ci si sveglia nella pelle di un teenager, questa storia accompagna i bambini verso la crescita in un altro corpo, abitato da pensieri intorbiditi. Elabora un «lutto», con grande grazia. Cuvellier, pubblicato anche in precedenza da Biancoenero con Giancretino e io, La settima onda, è autore pure di quella Zuppa dell’orco con cui la casa editrice ha appena vinto il premo Andersen (categoria 6/9). Una fiaba da grandguignol, magnificamente disegnata inseguendo lo stile foklorico russo da Andrea Antinori: qui è tutto un desiderio di fare a pezzi i propri figli per renderli ancora più miserabili di quanto non siano, così da poterli trasformare in mendicanti con una chance elevata di guadagni. Sono sette i bambini costretti alla fuga per non essere mutilati dagli orrendi genitori (soprattutto dalla madre «divoratrice») e come accade in Pollicino, l’ultimo, il più piccolo, sarà l’elemento risolutore e salvifico per tutti.