Mi ripetete con le vostre parole la storia che abbiamo letto?

«La storia è della pera». «Sì, c’era una storia che si dava troppe arie. Diceva che era la più bella. Aveva il collo più lungo. Aveva il colore più bello. Non si sentiva una pera uguale a tutte le altre pere, ma migliore». «Perché lei, poi, aveva una forma anche un po’ più rotonda rispetto alle altre pere. non aveva il collo lungo. Infatti si dava delle arie. Perché era un po’ diversa dalle altre». «Si dava le arie con le altre pere sue amiche. Con le altre pere vicino a lei». «Infatti credeva di essere una mela. Perché era più rotonda. Non pensava di essere una pera come le altre sue amiche, pensava di essere diversa, di essere una mela». «Ma non era vero!» «Lo so. Non era vero, però lei pensava così ugualmente. Lei pensava di essere una mela anche se invece era una pera». «Proprio perché era un po’ rotonda». «Sì. Non aveva il collo lungo». «Ma cosa vuol dire?» «Infatti». «Infatti era una pera come tutte le altre. Anche le sue amiche lo sapevano. bastava guardarla. Era nata come loro».
«A me questa storia ha fatto venire in mente che ci sono anche dei bambini che invece si danno delle arie. Anche delle bambine. Si danno delle arie perché sono meglio delle altre. Cioè, non sono meglio. Ma si danno più arie degli altri». «Anche se non è vero». «A me le mele non piacciono. Io preferisco le pere. Non sono mai piaciute le pere. Sono troppo… Sono troppo dure…

Vabbe’ poi la storia come va avanti?

«Lei, la pera che si dava delle arie, dopo inizia a scrivere un libro. Nel libro c’era scritto che lei era una mela ma tutte le sue amiche pere non le credevano». «Era triste». «Dopo ha finito di scrivere il libro ed è andata dalle sue amiche e ha letto alle pere tutto il suo libro dove c’era scritto che lei non era una pera, ma era una mela!» «Poi le altre pere erano invidiose». «No. Non è vero».

Allora? Come va a finire?

«Dopo la storia va a finire che va bene, le dice un’altra pera, alla pera che si credeva una mela…. Se tu vuoi…». «Sì, le dice che la chiamano mela». «Sì, le altre pere dicono proprio così: che se lei voleva essere considerata una mela, vuol dire che loro, se lei voleva così, potevano chiamarla mela». «Ma non era vero». «Infatti!» «Cero, lo sanno tutti, questo. Ma per accontentarla la chiamavano così». «Così lei era più contenta». «Sì, per darle ragione». «Per me questa storia pare dell’invidia».

Ma la pera che si dava delle arie dopo è contenta?

«No. Cioè, forse, un po’, all’inizio, lei era contenta. ma dopo no. «E’ vero, non era più contenta. Anzi, era triste». «No, secondo me questa storia parla di chi si dà delle arie.» «Lei, dopo, non si dà già delle arie». «Sì, perché lei non aveva più niente da dire. Cioè, se tutte dicevano che lei non era bella, lei diceva che era bella e si dava delle arie. Se invece dicevano tutti che lei era bella, cioè che lei era una mela, era meglio di loro che erano delle pere, la mela rimaneva a bocca asciutta». «A bocca asciutta?» «Sì, vuol dire che lei non si dava più delle arie. Che non sapeva più cosa dire.»

Vi è piaciuta questa storia?

«A me no. Perché mi piacciono di più le banane. Oppure le ciliegie». «A me anche le mele. Ma le pere no». «A me è piaciuta perché dopo lei non si dava più delle arie». «A me pia perché poi le altre pere sono state furbe. Hanno detto come voleva lei anche se non era vero e così lei è rimasta senza parole, non prendeva più in giro nessuno. E’ rimasta male, però ci stava. Perché non si danno delle arie». «Secondo me la mela era… Cioè, la pera a forma un po’ rotonda, un po’ di mela, si è meritato che le altre la trattavano così. Perché poi era lei che voleva essere considerata come una mela».

Ma avete capito di cosa parla questa storia? Perché ve la ho letta?

«Parla delle mele e delle pere». «Perché ci sono delle bambine e dei bambini nella nostra classe che si danno delle arie e si credono meglio di altri compagni e compagne». «Sì, anche per me». «Sondo me non bisogna darsi delle arie perché dopo gli altri ci stanno male». «Io so chi si dà delle arie».