Che cosa hanno in comune un ninja, Gesù Cristo, Dracula e un modello anatomico del corpo umano? O ancora, Bach, Mozart un uomo pesce ed una mosca? Probabilmente niente nel mondo “normale” ma molto in quello fantasmagorico e sregolato creato dall’artista giapponese Hitoshi Takekiyo. Fukuoka è una città dell’arcipelago nipponico, una delle più grandi e popolose, si trova nell’isola meridionale di Kyushu, proprio qui nasce nel 1967 Takekiyo. Dopo la laurea all’Istituto di design di Kyushu il giapponese lavora alla Toei e all’università di Kobe prima di fondare nel 1997 nella sua Fukuoka il KOO-KI, un collettivo di artisti, designer e registi. Il gruppo da quel momento si fa conoscere ed apprezzare a livello domestico ed internazionale attraverso i loro eclettici lavori. Dopo una brillante carriera nel mondo della pubblicità televisiva ed in quella dei video musicali all’inizio degli anni duemila, lavori d’animazione per network giapponesi, sigle di programmi sportivi e altri progetti del genere, Takekiyo nel 2007 realizza quattro corti in motion capture per un canale giapponese dedicato alla musica, ognuno con protagonista un ninja, Gesù Cristo, Dracula e un modello anatomico del corpo umano. È soprattutto quest’ultimo personaggio a catturare l’attenzione degli spettatori e degli addetti ai lavori, Takekiyo allora spronato da più parti, decide di sviluppare queste sue idee e di provare il salto verso un vero e proprio lungometraggio animato. L’idea trova le condizioni adatte, si concretizza e viene alla luce nel 2012 quando esce nelle sale giapponesi La scuola più pazza del mondo, eccentrica commedia. La storia si svolge in una scuola elementare, la St. Claire, dove tre ragazzine molto intraprendenti sono protagoniste di un avventura che le porterà ad incontrare stranissimi personaggi ed a superare ancora più incredibili prove. L’inizio del film si apre come un classico Disney con la scuola che è quasi rappresentata come un castello spettrale e principesco a seconda dell’occasione, e con la voce narrante che ci introduce alle leggende metropolitante che nascono, si sviluppano e popolano nelle scuole. Ma è un inizio che già dopo pochissimi minuti si trasforma del tutto, è un incipit in realtà finemente ironico che si diverte giocando coi clichè dell’animazione per bambini. Vediamo le tre curiose bambinette entrare di nascosto nel laboratorio di scienze e trovare quello che loro battezzano “il signor nudo”, il modello anatomico del corpo umano che riposa dentro la sua bacheca di cristallo, personaggio che sarà il vero protagonista del film e da cui come dicevamo ha avuto origine l’idea del lungometraggio. Già dopo meno di dieci minuti quando assistiamo alla surreale conversazione tra il signor nudo, il cui nome è in realtà Signor Kun, imbrattato da scritte e da disegnini da parte delle tre, ed il suo compagno d’avventura lo scheletro, siamo introdotti prepotentemente nell’universo strampalato e anarchico creato dal regista e dalla sua troupe di collaboratori. La serie di personaggi che come in un vortice ci verranno presentati comprende anche tre conigli sotto formaldeide che vengono improvvisamente risvegliati e che si rivelano dei gangster, un uomo pesce, un disco volante, un misterioso mostro ed una mosca. Le citazioni sottili o meno abbondano, da Ritorno al Futuro e Tim Burton fino a La Mosca di Cronenberg, ma il tutto frullato da una verve folle, un mondo distorto da un black humor che spesso anima molte produzioni animate giapponesi, ma non tanto quelle seriali ma appunto quelle che si vedono nei videoclip o in molte pubblicità, in questo senso il percorso e le origini artistiche di Takekiyo sono molto rintracciabili. É un film dove si ride molto ed è una risata che contagia sia gli adulti che i bambini e che scaturisce da un’estetica che inclina verso l’assurdo ed una comicità demenziale slapstick. A questo proposito l’animazione realizzata in motion capture, nella sua apparente semplicità e grossolanità, è altamente funzionale alla carica comica e corrosiva del lungometraggio, lo stesso regista ha infatti dichiarato che era sua intenzione realizzare qualcosa a metà tra i lavori Pixar in 3D e quelli di animazione classica giapponese. La narrazione del film inizia la sera e si sviluppa tutta in una notte attorno al “viaggio” delle tre ragazzine, tre classici tipi dei manga e dell’animazione, la peste Mako, la vanitosa Miko e la secchiona Mutsuko. Le tre sono mandate con uno stratagemma in missione dal Signor Nudo e dallo scheletro a superare tre difficili prove e vincere altrettante medaglie che permetteranno ai due di essere salvati dalla rottamazione del laboratorio, prevista per il giorno seguente. A questa storia che è l’asse principale del film si intrecciano le avventure dei tre conigli liberati dalla formaldeide, che sono una sorta di parodia dei pinguini di Madagascar, e che vanno in cerca di uno di loro che si è perso risucchiato dalla macchina del tempo. Sono molte le scene memorabili, da quella in cui il manichino lotta usando il proprio intestino come le barre gemellari dei film di arti marziali, oppure a quella fortemente scatologica verso la fine del film, non diremo altro per non rovinare il piacere della sorpresa. Va notato che l’ambientazione scolastica, con tutti i misteri che gli edifici portano con sè, è un classico nelle narrazioni seriali animate ed in quelle manga, i ragazzi giapponesi vi passano moltissimo tempo, oltre allo studio infatti molte delle attività sportive vengono praticate i pomeriggi o il week end con e nella la scuola. È quindi quasi naturale che un numero molto alto di storie, leggende e narrazioni scaturiscano dal mondo scolastico ed in questo senso questo film ne è anche una stralunata parodia. Un adrenalinico frullato in motion capture, folle, anarchico e soprattutto irriverente che non risparmia niente e nessuno, che diverte con il suo ritmo sostenuto, i suoi cambi di ambientazione e di piani narrativi, compreso un viaggio nel tempo che è tutto da gustare.