Qualunque sarà il risultato, le elezioni europee, figurarsi, non metteranno in discussione il governo. Lo ripete da giorni, Matteo Renzi. Ma poiché lui è il presidente del consiglio, prima degli ultimissimi comizi da segretario del Pd nella sua Toscana, a Prato e a Firenze, approfitta della postazione a palazzo Chigi per fare campagna elettorale di rinforzo alle piazze e all’overdose televisiva.

Non che si sia risparmiato, finora, e si vede. In piedi come nella famosa conferenza stampa delle slide o della televendita, di fronte ai giornalisti convocati per illustrare il «Il giro d’Italia in 80 giorni» si presenta molto più «spompo» (come direbbe lui), ubriaco di stanchezza, sembrerebbe. Niente pesciolini rossi nelle slide e, malgrado gli sfottò per la scelta di allora, è un peccato perché queste con le fotografie dei momenti clou del governo e le scritte in bianco rosso e verde si capisce che sono improvvisate e insomma, l’effetto è ben lontano da quello dell show del 12 marzo, innegabilmente efficace sul piano della comunicazione. Del resto ora si parla appunto di quello che il governo ha fatto finora, e già il lapsus «il lavoro non si combatte facendo convegni», pardon, «la disoccupazione…», è eloquente. L’Italicum è nel pantano e il primo voto del senato sulla riforma del bicameralismo chi l’ha visto?, «ma 20 giorni in più non cambia niente, dalla prossima settimana si ricomincia», sicuro. E’ solo che «le opposizioni», 5 Stelle e Forza Italia, avevano chiesto di «non inquinare» la campagna per le europee con il voto sulle riforme e pur in disaccordo «accetto», assesta un colpetto ma molto «istituzionale», non si pensasse che sta facendo propaganda elettorale da palazzo Chigi.


Il piatto forte che offre Renzi sono insomma gli 80 euro, come evidenzia la scelta – lo riconosce lui stesso – degli «80 giorni» invece dei soliti 100 come primo tagliando. Poi arriveranno meno tasse per tutti o quasi. Di sondaggi non si può parlare (e stando a quelli «clandestini», che registrerebbero anche un testa a testa con i 5 Stelle, meglio così) dunque il premier si vende un generico «dato di fiducia degli italiani», la «rilevazione più bella». Fiducia Renzi la chiede anche ai giornalisti presenti, anzi, gli chiede proprio un favore, dopo aver spiegato che sono a disposizione slide, foto e insomma tutto il materiale: «Mi auguro che possiate aiutarci nel valorizzare gli aspetti istituzionali di questa presentazione».

E tante grazie, si riparte per le piazze che sono «casa nostra» e «facciamo vedere che ci siamo anche noi, che la piazza ha un senso quando le città hanno un sindaco innamorato della propria gente e desideroso di aggredire il futuro», urla Renzi ora nei panni di segretario del Pd dal palco di Prato, con il candidato sindaco Matteo Biffoni, Simona Bonafè e Roberto Gualtieri. «Gli 80 euro sono solo l’inizio», ripete occhieggiando ancora all’obamiano «il meglio deve ancora venire». Ma come un mantra ripete pure che il risultato delle elezioni non avrà ripercussioni sul governo. E sarà la stanchezza, sarà la scaramanzia, sarà la paura, questa volta mette in conto anche la sconfitta: «Se vinco di un punto o perdo di un punto, cambia poco».