Il 2 ottobre 2018 Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Roberto Calderoli – siamo in pieno governo Lega-5 Stelle – presentano il disegno di legge costituzionale che taglia i parlamentari. «Tagliamo 345 stipendi, diarie, assicurazioni, telepass, cellulari. È una riforma che affronta i privilegi», dice Di Maio. «Faremo il più grande taglio ai costi della politica mai effettuato nella storia del nostro paese, di mezzo miliardo», aggiunge Fraccaro. Il 26 dicembre 2018, intervistato da Affari italiani, Di Maio annuncia: «Iniziamo subito l’azione legislativa per il taglio del numero dei parlamentari, continuiamo a individuare le sacche di spreco e privilegio da tagliare. Nascerà una squadra che ho voluto chiamare “Mani di forbice”».

Il 7 febbraio 2019, l’allora vice presidente del Consiglio commenta il primo passaggio della riforma costituzionale al senato: «Oggi sono andato al senato e mi sono voluto godere la scena, ho visto i senatori tagliare se stessi. Evviva! Approvato il Tagliapoltrone! Presto ci saranno 345 parlamentari in meno e un risparmio di mezzo miliardo di euro a legislatura». Il 9 maggio 2019 arriva il secondo voto alla camera, Di Maio gioisce: «Sono contento, dalla prossima volta che andiamo a votare invece di votare mille parlamentari votiamo per 1/3 (in meno, ndr) e risparmieremo 500 milioni». Il giorno dopo aggiunge: «Abbiamo fatto risparmiare 500 milioni agli italiani tra poltrone e stipendi dei collaboratori». Appena un mese dopo, l’11 luglio 2019, arriva il terzo passaggio della riforma costituzionale. Di Maio torna in senato e dichiara: «È una riforma che taglierà le poltrone e farà risparmiare circa 500 milioni di euro a legislatura, sono soldi che saranno restituiti alla collettività. È la fine dell’ingordigia politica andata avanti per decenni, il popolo italiano si riappropria di soldi che erano suoi».

L’8 agosto 2019 Salvini apre la crisi di governo, la prima preoccupazione di Di Maio è per l’ultimo voto sul taglio dei parlamentari: «È una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti». Il 21 settembre 2019, durante le trattative durante le trattative con il Pd sul programma per il Conte 2, Di Maio scrive su facebook: «In dieci anni il taglio dei parlamentari può far risparmiare 1 miliardo di euro alle casse dello stato. Che può essere speso in cose molto più utili. Esempi? 133 nuove scuole o 67.000 aule per i nostri bambini; 13.000 ambulanze; 11.000 medici o 25.000 infermieri; 133 nuovi treni per i pendolari. Per farlo bastano due ore in parlamento. Cosa aspettiamo? Facciamolo subito!». Il 6 ottobre 2019, eccessivamente preoccupato per l’approvazione finale della legge, avverte: «Leggo di alcune forze politiche che vorrebbero assentarsi. Vorrà dire che gli manderemo una piccola poltrona a casa per ricordargli che in un momento storico hanno scelto le poltrone al cambiamento».

L’8 ottobre 2019 festeggia il voto finale in piazza Montecitorio strappando uno striscione con le poltrone, brandisce un paio di forbici di cartapesta (che però si rompono) e sventola lo striscione con la scritta «1 miliardo per i cittadini». Il 19 dicembre 2019, alla notizia che alcuni senatori chiederanno il referendum sulla riforma, si rammarica perché si allontana il «risparmio di 300 mila euro al giorno per 345 poltrone in meno da sfamare». E veniamo agli ultimi giorni. Il 5 agosto 2020 Di Maio riduce un po’ i conti ma insiste: «Parliamo di una riforma che comporta un risparmio a legislatura di oltre 400 milioni di euro. Mi sembra un buon motivo per votare sì al taglio dei parlamentari. Soprattutto con la crisi economica che sta colpendo il nostro paese». Ma il 27 agosto 2020, tre giorni fa, al Corriere della Sera Di Maio spiega: «Il risparmio di mezzo miliardo a legislatura è solo una delle motivazioni, a mio avviso l’ultima in ordine di importanza… Le motivazioni del Sì sono talmente tante e concrete da non dover scadere in un approccio antipolitico, che troverei ingiusto».