«Non si tratta più soltanto di ritrarre il mondo. Si tratta di cambiarlo. L’obiettivo non è quello di rappresentare il reale, ma di rendere reale la rappresentazione stessa»: così recita la prima regola del Manifesto di Gent, redatto da Milo Rau, direttore del teatro NTGent, regista tra i più dirompenti di una scena artistica contemporanea che infrange ogni confine tra cinema, teatro e attivismo. Rau è stato a Venezia in questi giorni per presentare Das Neue Evangelium come evento speciale delle Giornate degli autori in un anno in cui questa sezione ha prestato un occhio di riguardo alla scena teatrale, come dimostra la proiezione all’isola degli Autori di 50 – Santarcangelo Festival di Michele Mellara e Alessandro Rossi dedicato alla storia del festival che da cinque decenni coglie e dà corpo ai più interessanti mutamenti nell’arte performativa del nostro paese. Questa volta Rau applica al Vangelo il metodo del re-enactment, della rimessa in scena di accadimenti della storia, rivolgendo i suoi occhi ai poveri cristi di oggi, i lavoratori migranti che a ogni estate si spaccano la schiena nei campi di pomodori in condizioni disumane. Si reca dunque presso Matera, la città del Vangelo pasoliniano, per inscenare la vicenda di Gesù con i braccianti del ghetto di Bernalda dove Yvan Sagnet, sindacalista e scrittore camerunense ispirato dalle idee e dalle pratiche di Thomas Sankara, sta organizzando una «rivolta della dignità» contro il caporalato.

LA STORIA, il cinema, la vita sono un unicum per Rau e così per la crocifissione tra i sassi arrivano a Matera anche il Cristo pasoliniano Enrique Irazoqui che dà indicazioni recitative a Sagnet e Maia Morgenstern che fu Maria per la Passione di Mel Gibson. Che trasporti l’Antigone nell’Amazzonia massacrata dalla ferocia capitalista o l’Orestea a Mosul nella guerra contro Daesh, Rau esprime sempre un’idea di teatro/cinema come processo di produzione che deve rendere accessibile al pubblico il lavoro di ricerca, le prove e i dibattiti preparatori.

ECCO DUNQUE che la messa in scena della Passione si fa strumento di riflessione comunitaria su giustizia e ingiustizia, viatico per l’azione politica e per la tessitura di legami tra migranti, cittadini, braccianti e istituzioni democratiche. Tutto il paese è coinvolto tanto nella preparazione e azione scenica per le vie di Matera quanto nella rivolta guidata dal Cristo-Sagnet contro la schiavitù ma anche contro uno Stato che sgombera le baracche dei migranti lasciando sigillate e preda del degrado strutture alternative che potrebbero ospitarli. Giunto a Venezia con Vinicio Capossela, autore delle musiche, Marcello Fonte-Ponzio Pilato nonché Sagnet e i dodici apostoli, Rau ha spiegato: «questo progetto è un esempio di come attivisti e artisti possono lavorare insieme. Compito dell’arte è far emergere la realtà attraverso la finzione. Con l’intreccio tra la storia di Gesù e quella della rivolta dei lavoratori africani intendevo mostrare che il razzismo è parte integrante della violenza capitalista».

DAL CANTO SUO, Sagnet ha spiegato che la lotta dell’associazione NoCap (nocap.it) per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro «si rivolge pure ai consumatori perché si interroghino sulle condizioni a cui i prodotti delle multinazionali vengono messi sul mercato. Anche evitando di acquistare pomodori prodotti dalla manodopera sfruttata si vince la battaglia contro la nuova schiavitù».