Cultura

La passione educativa di Alberto Manzi, un alfabeto valoriale

La passione educativa di Alberto Manzi, un alfabeto valoriale

Anniversari Tania Convertini spiega l’«abc» della sua visione pedagogica nel libro pubblicato da Anicia editore, a cento anni dalla nascita del maestro di «Non è mai troppo tardi»

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 1 agosto 2024
Per guardare un programma ad alto contenuto culturale è spesso necessario aspettare fino a tarda notte, ma non è sempre stato così. Forse qualcuno ancora lo ricorda, ad altri potrà apparire incredibile, ma dal 1960 al 1968 uno dei programmi di punta della fascia preserale fu Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta. Ogni sera, dal lunedì al venerdì, per 30 minuti, un giovane maestro insegnava lettura e scrittura agli italiani fuori età scolare, totalmente o parzialmente analfabeti. Alberto Manzi intratteneva ed educava gli ascoltatori con spiegazioni coinvolgenti che si avvalevano delle più moderne tecniche pedagogiche, tra cui la proiezione di filmati, dimostrazioni pratiche, musiche e schizzi da lui disegnati su una grande lavagna.
Per Manzi, conduttore del programma, docente, pedagogista e scrittore, Non è mai troppo tardi era solamente il primo passo verso quello che per lui doveva essere l’obiettivo più alto della televisione pubblica: stimolare le più raffinate capacità intellettive della popolazione, contribuendo alla formazione stessa dell’individuo. Imparare a leggere e scrivere significava ottenere i mezzi per conoscere meglio il mondo, gli altri e noi stessi. Con questi strumenti l’individuo sarebbe potuto diventare cittadino attivo e avrebbe potuto prendere parte alla vita democratica della nazione.
NONOSTANTE la chiara visione pedagogica di Manzi, il maestro non ha lasciato alcuno scritto che sintetizzasse il suo metodo didattico. Il libro di Tania Convertini, L’abc di Alberto Manzi maestro degli italiani (edizioni Anicia, pp. 208, euro 23) fornisce una prima panoramica generale e di agile lettura di un impianto educativo in realtà molto complesso. Convertini propone un alfabeto valoriale, un’utile cartina del pensiero del navigato maestro che mosse i primi passi da insegnante presso un carcere minorile e, oltre alla parentesi televisiva, dedicò la vita all’Istituto Fratelli Bandiera del quartiere Bologna a Roma. L’obiettivo era quello di riuscire a scardinare la concezione classica della scuola attraverso la partecipazione attiva degli studenti, l’educazione al dialogo e il «far vivere il problema», ovvero affrontare uno specifico quesito da più prospettive, interpretando ognuna di esse come opportunità di crescita.
IL LESSICO di Manzi tracciato dall’autrice è poliedrico e multiforme: tra le parole scelte, vale la pena segnalare il termine «accesso», inteso sia come democratizzazione dell’istruzione e delle conoscenze sia come necessità di mettere lo studente al centro del processo educativo, stimolandone la curiosità e coinvolgendolo in «attività ludiformi» nei suoi progetti educativi. Oppure valutazione, da interpretare come alternativa alla valutazione numerica dello studente, processo a cui Manzi si oppose più volte, ma anche come la necessità di riconoscere e valorizzare il percorso formativo di ciascun alunno. La struttura dell’alfabeto, efficace nella sua totalità, richiede che alcuni concetti vengano ripetuti in voci diverse ma tra loro interconnesse. Sebbene possano a tratti risultare ridondanti al lettore esperto, tali ripetizioni si rivelano utili a chi cerca un primo approccio al lavoro di Manzi.
A guidare la costruzione di questo glossario è un metodo che si basa su fonti tra loro molto diverse: una lettura attenta degli scritti di Manzi che spaziano dai romanzi per ragazzi ai testi scolastici; un’analisi dei suoi programmi televisivi e dei suoi scritti di pedagogia; numerose interviste a ex alunni che ne testimoniano la popolarità di insegnante.
NEL CENTENARIO della sua nascita, la volontà di studiosi come Convertini e di coloro che hanno dedicato eventi all’anniversario, come la Società italiana di pedagogia che ha da poco organizzato un congresso sull’educatore romano, è quello di aprire una serie di piste interpretative

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