«Cosa mi guida nell’arte? La passione, nient’altro!». Risponde così Christo (sbarrando gli occhi e tirando le labbra in un sorriso quasi diabolico) a un gruppo di bambini americani che lo interrogano sui suoi stravaganti «impacchettamenti» del mondo. Questo visionario performer del paesaggio è andato inn una scuola per fare lezione, ma il suo metodo è tutto interno al desiderio, difficile quindi da spiegare.
Può essere proprio questo il fil rouge del documentario Walking on water di Andrey Paunov (presentato in questi giorni a Locarno fuori concorso), in cui si documenta la grande epopea (anche operaia) che ha portato alla realizzazione di The Floating Piers, la gigantesca passerella basculante, color del sole, che ha permesso a migliaia di persone di camminare letteralmente sulle acque del lago di Iseo (giugno 2016). Nel film Christo è alla sua prima volta da solo di fronte all’impresa titanica (sua moglie Jeanne-Claude è scomparsa nel 2009). Piantona il luogo come una sentinella, segue ogni minuto della costruzione della sua utopia. Il regista riprende il work in progress, non solo dell’opera ma anche emozionale. Così, siamo invitati al banchetto della disperazione (il vento si abbatte violento e strappa via la stoffa che ricopre quella pedana surreale), possiamo assaporare la sua stessa rabbia per ciò che va storto quando le autorità sono incerte sulle autorizzazioni. O ancora, immaginare l’angoscia quando si prospetta l’eventualità di una tragedia di fronte all’afflusso non regolato del pubblico. D’altronde, è già accaduto con Umbrellas: una folata sradicò uno di quegli enormi ombrelloni e una turista rimase uccisa. Dev’essere stato uno shock per Christo e Jeanne-Claude, tanto che anche oggi, nel film di Paunov, l’inquadratura che si stringe sul volto del protagonista disegna la paura. Ma poi il sogno vince su tutto. E l’artista bulgaro (è nato a Gabrovo nel 1935) si toglie le scarpe e saltella su quel ponte sospeso e ondeggiante, felice come un bambino, lasciandosi andare allo stupore. Il background di The Floating Piers (3 chilometri e mezzo per volare sull’acqua) è sfibrante. Come fu per l’impacchettamento del Parlamento di Berlino, riunioni, burocrazia e documenti infiniti sono i «nemici». Bisogna essere pazzi per sopportare per anni tutto questo, ma Christo e i suoi assistenti ci riescono e quasi sempre l’arte sconfigge i funzionari. Tranne in Arkansas, dove l’idea di Over the River dal 1992 è ancora in fieri e mai realizzata.
Poi, la «visione» dura solo due settimane, perché il sogno è effimero e non può diventare merce. Alla fine del documentario, dopo lo smontaggio dell’opera sul lago d’Iseo, vediamo Christo tra le dune di sabbia. La sua mente vulcanica è già ripartita per una nuova esplorazione.