Singolare convergenza di eventi agostani: la leadership di Giuseppe Conte nel Movimento 5 Stelle incontrerà il consenso degli iscritti, e quindi sarà finalmente formalizzata, nelle ore in cui alla Camera si vota la fiducia sulla riforma Cartabia e nel giorno in cui comincia il semestre bianco. E se Conte ha la missione di rigenerare il M5S ed evitare che si disgreghi in maniera irrisolvibile, il boccone da ingoiare sulla giustizia e la finestra temporale in cui viene disinnescata la minaccia della fine della legislatura e delle elezioni anticipate hanno un peso oggettivo.

Per questo Conte vuole chiudere ogni spiraglio di incertezza, a costo appunto di impegnare il proprio credito di fiducia sui tre fronti, diversi eppure intrecciati. Nei giorni scorsi si è impegnato per fare apparire come decisivo il suo ruolo nel testo che avrà la fiducia e poi ha personalmente rassicurato tutti, a partire dalla ministra della giustizia, sulla compattezza dei suoi parlamentari nel rispettare gli impegni presi con Draghi. La garanzia migliore pare venire da Giulia Sarti, deputata e membro della commissione giustizia che aveva usato parole di fuoco contro la riforma: «Pur non essendo la nostra riforma, grazie all’impegno del M5S, che si è fatto carico dei rilievi di autorevoli esponenti del mondo della giustizia, si sono potuti evitare problemi immensi che avrebbero cancellato processi in appello e in Cassazione». E annuncia: «La battaglia non è finita perché noi incideremo anche sui decreti delegati del governo che dovranno passare dalle commissioni giustizia di Camera e Senato». Domenica, incontrando i parlamentari, si è spinto oltre. Ha bacchettato i deputati per le assenze alle fasi preliminari sulle pregiudiziali di costituzionalità: «Chi vuole bene al M5s partecipa alle votazioni e ai processi decisori compattamente, esprimendo la nostra linea». Ed è stato duro con l’unico, Alessandro Melicchio che ha votato in dissenso con il gruppo: «Con il tuo voto hai mancato di rispetto a tutti i tuoi colleghi ed è arrogante e presuntuoso pensare che la tua coscienza sia più importante di quella collettiva e dei tuoi colleghi. Queste cose devono cambiare».

Per Conte il testo Cartabia «non viola i principi della precedente riforma targata M5S». Questo è il motivo per cui esclude che sul merito possano esprimersi gli iscritti. È un segnale dell’orientamento che ha intenzione di seguire il nuovo leader, secondo il quale i dubbi di questi giorni sarebbero «frutto di pressioni che arrivano dai social, dalla base». E invece, ha detto Conte, bisogna ascoltare «chi ha le competenze». «Bisogna partire dalla conoscenza tecnica approfondita delle questioni – ha spiegato – altrimenti andiamo avanti a slogan come tutti gli altri e smettiamo di fare politica».

Per essere approvato in prima battuta, il nuovo statuto del M5S ha bisogno del voto della maggioranza assoluta degli iscritti. Dunque, dando per scontato il favore di chi si esprime, lo sguardo è puntato sull’asticella dei partecipanti alla consultazione sulla piattaforma Skyvote. Ieri mattina, ha annunciato il reggente Vito Crimi, i votanti erano stati 12 mila. Se l’obiettivo della maggioranza degli iscritti (che al momento risultano essere attorno ai 150 mila, ma forse verranno esclusi dal computo quelli che da tempo non danno segnali di partecipazione) non sarà raggiunto, si farà un secondo giro di votazioni e sarà sufficiente il sì della maggioranza dei partecipanti. Ma sarebbe un inizio sottotono da evitare.