È tutto pronto. Questa sera alle 18 locali (17 italiane) con Russia-Arabia saudita allo stadio centrale Luzhniki di Mosca parte la XXI edizione dei Campionati del mondo di calcio, che si concluderanno sempre a Mosca con la finale per il primo posto il 15 luglio prossimo.

Come per tutti i grandi avvenimenti, e come già per le Olimpiadi invernali di Soci del 2014, Vladimir Putin ha voluto seguire da vicino l’organizzazione. 11 le città coinvolte, una sola in Siberia, Ekaterinburg, città natale di Boris Eltsin, situata appena al di là degli Urali.

 

Nello stadio di Ekaterinburg, Siberia, città natale di Boris Eltsin (Afp)

 

 

Tutta la macchina organizzativa sembra funzionare perfettamente fino ad ora e l’unico neo resta la competitività della squadra ospitante. La nazionale russa dopo lo stentato pareggio nell’amichevole contro la Turchia è scivolata al 70esimo posto del rating Fifa e qualcuno inizia a dubitare che neppure qualche «aiutino arbitrale» sarà in grado di farle superare il primo turno di un gruppo composto da squadre non certo irresistibili come Arabia Saudita, Egitto e Uruguay. Al punto tale che il popolare attore e cantautore Semen Slepakov ha lanciato un paio di giorni fa su youtube una canzone in cui satireggia il misero stato della squadra di casa: «Tutto bene i nostri mondiali/ peccato solo che la squadra sia una merda» proponendo che venga allenata dal presidente ceceno Razman Kadyrov. Clip diventato subito virale con 14 milioni di visualizzazioni in poche ore.

Per l’occasione sono state rinnovate tutte quante le strutture degli stadi. Il che ha provocato nell’ultimo anno qualche polemica.

Secondo alcune organizzazioni dei diritti umani e i sindacati russi indipendenti nell’approntamento degli stadi ci sarebbero stati casi di mancanza di rispetto delle condizioni di impiego dei lavoratori (in gran parte migranti provenienti dalle ex repubbliche sovietiche centroasiatiche) e perfino l’utilizzo di forza-lavoro nordcoreana semi-schiavizzata. L’ultima grana, le agitazioni degli operai della «Krasnij Oktjabr» di Volgograd, fabbrica considerata dalla Fifa pericolosa dal punto di vista ambientale e che resterà chiusa per tutto il periodo dei mondiali, mentre ai lavoratori verrà pagato solo parte del salario.

MALGRADO IN TANTI si siano affrettati a dichiarare che la politica dovrà restare fuori da Fifa 2018, a nessuno sfugge il significato politico dei Mondiali in Russia. In primo luogo perché i primi a politicizzarlo sono stati alcuni governi. Dopo l’esplosione del «caso Skrypal» il capo del Foreign Office, l’ineffabile Boris Johnson, è giunto a sostenere che Putin avrebbe «utilizzato i mondiali di calcio in chiave propagandistica allo stesso modo di come Hitler aveva usato le Olimpiadi del 1936». E ora gli occhi dei mass-media occidentali sono puntati tutti su Mosca.

Ci saranno delle proteste di attivisti dei diritti umani o dell’opposizione interna? E come reagirà nel caso la polizia russa? L’opposizione russa vive un momento di ripiegamento. Formazioni di sinistra e liberali (ma non Navalny) hanno tenuto domenica scorsa una manifestazione unitaria contro la riforma delle pensioni in una Mosca distratta e uggiosa: 1700 partecipanti secondo la polizia e 3000 secondo gli organizzatori. Il governo ha già da tempo messo in chiaro però che per tutto il periodo di Fifa 2018 non saranno autorizzate altre manifestazioni politiche all’aperto.

C’È POI IL CAPITOLO TERRORISMO. A Mosca già da un mese agenti speciali presso le stazioni della metropolitana controllano a campione i passeggeri con metal detector manuali. Anche se i più controllati sono i passeggeri con tratti asiatici, fino ad ora l’opera degli agenti si è mantenuta nella discrezione e nel rispetto delle persone come in un qualsiasi aeroporto internazionale. Anche nelle zone degli stadi massima allerta con tornelli a controllo computerizzato di ultima generazione e telecamere piazzate un po’ dovunque: del resto il Fsb ha dichiarato di aver scoperto nello scorso mese nei pressi di Mosca gruppi di radicali islamici che stavano preparando azioni proprio per il periodo di Fifa 2018.

I MONDIALI DI CALCIO sono soprattutto, impossibile nasconderlo, un grande business fatto di diritti tv, turismo, merchandising. L’organizzazione di Russia 2018 comunica che a inizio giugno erano state distribuite oltre 600mila «tessere del tifoso» a cittadini stranieri, ottenibili previo l’acquisto di almeno un biglietto di un match. Siamo lontani dal milione e mezzo preventivato dalle autorità ma pur sempre un grande giro d’affari.

Stupisce però la composizione geografica dei tifosi giunti in Russia. Secondo Forbes Russia il maggior numero di biglietti staccati all’estero, a una settimana dal primo calcio d’inizio, era stato negli Usa (88mila), Paese neppure qualificatosi alla fase finale ma che dimostra di essere ancora il più grande mercato del mondo per qualunque cosa si voglia vendere.

 

La mascotte Zabivaka e un tifoso argentino

 

E POI I PAESI SUDAMERICANI che piazzano ben 5 nazioni nella top ten. Interessante anche il dato cinese con 40mila biglietti venduti. Hotel ovviamente tutti pieni a Mosca, negli ultimi giorni si affittano posti letto in ostello anche a 100 euro a notte. E furoreggia qualsiasi gadget, dalle magliette ai portachiavi, con la mascotte Zabjavka (letteralmente colui che segna), un lupacchiotto con gli occhiali. Va male invece l’impalpabile Live it up! scelta dalla Fifa come inno ufficiale. Sulle onde Fm russe preferiscono l’orecchiabilissima Komanda (Squadra) interpretata dalla pop star Polina Gagarina e dal rapper Egor Kreed, che malgrado il nome è un belloccio 24enne di Penza.

DAVANTI ALL’INGRESSO dello stadio Luzhniki domina ancora una statua di Lenin, unico segno evidente del passato sovietico. E a osservarlo attentamente anche il pensoso rivoluzionario a cui un tempo era dedicato l’impianto, con una mano nella tasca dei pantaloni, non sembra essere così avverso al grande happening che sta per iniziare: forse non proletaria, ma pur sempre una nota di internazionalismo vibrerà in questi giorni in Russia.