Venerdì 29 agosto sarà il giorno della «ripartenza con il botto» per il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il giorno prima del Consiglio Europeo, dove si discuterà sulle nomine alla Commissione Ue, Renzi vuole approvare tre «lenzuolate»: la matrioska dello «Sblocca Italia», 29 «linee guida» sulla scuola definite «stupefacenti» ieri dal premier, e la riforma della giustizia civile. Con questo pacchetto di riforme «strutturali» il governo chiederà in cambio la «flessibilità» del patto di stabilità.

Nella conferenza stampa del 1 agosto scorso dove ha annunciato lo «Sblocca italia» Renzi ha rinunciato alle slide, optando per una cartina dove ha mostrato le gradni opere in cantiere. A poco meno di una settimana dal varo di tali riforme epocali, voci e indiscrezioni continuano a moltiplicarsi. Nelle ultime ore il governo ha fatto trapelare che i tecnici dei ministeri coinvolti (Infrastrutture, Tesoro, Sviluppo economico) non hanno mai smesso di lavorare a ferragosto. E tutti attendono il ritorno dalle vacanze del ministro dell’Economia Padoan, previsto per domani, per iniziare a parlare di soldi.

Resta un’impresa ricomporre il collage degli annunci in un razionale quadro sintetico. Per uscire dal «pressapoco», e del «quasi niente» si rende necessaria una mappa a partire dallo «Sblocca Italia». Ieri il ministro delle infrastrutture Lupi ha dettato le sue esigenze al Corriere della sera. Al consiglio informale dei ministri dei Trasporti Ue del 16 settembre proporrà «che le spese per investimenti per alcune opere strategiche per l’Europa non vadano calcolate nei deficit dei Paesi che le realizzano». Lupi pensa di mobilitare «43 miliardi di euro» di «risorse già disponibili» per investirle in grandi opere, efficienza energetica, reti digitali e semplificazioni burocratiche. Sul tavolo ci sono anche bonus e incentivi fiscali, nuovi o da rinnovare, per i quali la partita coperture non è semplice.

Il Sole 24 ore ha definito «farseschi» i numeri della lista Renzi-Lupi. Tra fondi di coesione europei al 2020, fondi ministeriali, e altri spiccioli investiti in opere già in cantiere, il governo potrà contare su 12 miliardi per opere che partiranno entro due anni. Nell’elenco è stata inserita la leggendaria autostrada Orte-Mestre, un’impresa faraonica che da sola vale 10 miliardi. Difficilmente vedrà la luce entro il 2016. Poi c’è l’alta capacità ferroviaria Napoli-Bari per cui sarebbero disponibili 2,9 miliardi di euro sui 6,2 di costo. Per gonfiare l’elenco sono state inserite anche opere già in essere come le opere all’aeroporto di Fiumicino o quelle nello scalo di Venezia.

Previsto il conferimento di poteri d’eccezione a supercommissari, necessari per Renzi-Lupi a tagliare le gambe all’opposizione dei «comitatini» che si oppongono a cementificazione e speculazione e per aggirare la «burocrazia». A cominciare dalla Corte dei Conti per finire al potere d’interdizione degli enti locali. C’è poi la partita delle partecipate dagli enti locali: previsti accorpamenti, privatizzazioni e quotazione in borsa del 60% del capitale dei servizi locali entro il 2015. Facilitata la dismissione dei beni demaniali e delle caserme a fondi comuni di investimento immobiliare. Stando alle bozze circolanti, questo rilancio della speculazione urbana dovrebbe essere gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti.

L’elenco sulla scuola non è meno breve. Dopo la rissa tra Pd e Ragioneria dello Stato che ha bocciato il finanziamento da 416 milioni di euro in tre anni per mandare in pensione il personale scolastico «Quota 96» (4 mila persone), la partita delle coperture è diventata un poker. Per il premier gli interventi sulla scuola trasformeranno gli insegnanti in un «asset strategico» tra dieci anni. Renzi sostiene anche di stare lavorando con il ministro Giannini «e la sua squadra». Su cosa non è dato sapere. Il mondo della scuola resta in attesa di «anticipazioni» che non tarderanno a trapelare.

Sul tavolo ci sarebbe la querelle sul miliardo per l’edilizia scolastica (a febbraio erano stati promessi 3,7 miliardi): 450 milioni per 17.961 interventi di «piccola manutenzione»; 400 per la messa in sicurezza; 244 dallo sblocco del patto di stabilità.Solo la metà di questi fondi sarebbe disponibili, ma a luglio non era stato investito un euro. Gli effetti, se ci saranno, si vedranno dal 2015. Tra interviste-spot e ritrattazioni sull’aumento dell’orario di lavoro dei docenti, l’estate della scuola è stata caldissima. Fino al punto da spingere tutti i sindacati a minacciare lo sciopero generale ad ottobre. Il governo ha congelato tutto.

Nell’ordine è stato annunciato: un piano di reclutamento di 100 mila precari in 3 anni; un «concorsone» per il 2015; la generalizzazione delle prove Invalsi; la creazione dell’«organico a rete» composto da docenti di ruolo per cancellare le supplenze brevi dei precari; un bonus per i privati che investono nella riqualificazione degli istituti o nella formazione professionale degli studenti. Si parla di 25 milioni per «potenziare» l’insegnamento della storia dell’arte e della musica per i bienni nei licei e negli istituti turistici. Venerdì, forse, si saprà se ci saranno le coperture.