La Parigi fin de siècle «accoglie» lo spettatore come una quinta teatrale ricreata con la computer grafica, che evidenzia i paesaggi e i monumenti più noti: la stazione di Montparnasse «trafitta» da una locomotiva nell’incidente del 1895, il Theatre de la Renaissance dove calca le scene Sarah Bernhardt e naturalmente Parigi «per antonomasia», Notre Dame, la cui vista riporta subito alla mente le fiamme che l’hanno quasi distrutta tre giorni fa. Un’immagine, benché virtuale, che aggiunge un senso involontario all’omaggio alla Parigi all’apice del suo splendore fatta da Cyrano mon amour di Alexis Michalik, «punteggiato» appunto dagli indicatori di un luogo e un’epoca precisi: l’affaire Dreyfus, il Moulin Rouge, un giovane Anton Cechov in un bordello parigino come l’Hemingway innamorato della Parigi di qualche decennio successivo in Midnight in Paris.

Il protagonista però è il teatro, e l’autore di una commedia di enorme successo: Edmond Rostand (Thomas Solivérès), che nel 1897 portò per la prima volta in scena Cyrano de Bergerac. Lo incontriamo reduce dall’insuccesso della sua opera precedente, consumato dalla mancanza d’ispirazione e dai debiti – finché Sarah Bernardt gli fa conoscere Coquelin (Olivier Gourmet), l’attore che diventerà il suo Cyrano. Alla cui creazione e rocambolesca messa in scena è dedicata la storia del film, che raddoppia il triangolo fra Cyrano, Christian e Roxane in quello fra l’autore, il bell’amico attore Léo e la costumista Jeanne.

SONO ANCHE gli anni in cui nelle strade fanno la loro comparsa i poster che reclamizzano una rivoluzionaria invenzione: il Cinématographe Lumière – «tra qualche anno non esisterà più il teatro» dice scoraggiato Rostand alla moglie dopo aver visto L’uscita dalle officine Lumière. E infatti, anche se le previsioni del drammaturgo si riveleranno errate, Michalik con il suo film cerca anche di tratteggiare un mondo in mutazione. La cui essenza resta però intrappolata nella cartolina parigina e in troppi cliché, a partire dai personaggi femminili divisi fra attrici umorali e devote ammiratrici del genio.