Beppe Costa è un intellettuale, scrittore, poeta, musicista e artista a tutto tondo. Nel 1976 ha fondato la storica casa editrice Pellicanolibri, promuovendo nella sua attività di editore artisti schivi, sconosciuti ai più o persino emarginati. Costa ha dedicato tutta la sua esistenza alle arti e alla poesia, collaborando con autori e autrici come Fernando Arrabal, Dario Bellezza, Arnoldo Foà, Adele Cambria, Lia Levi, Anna Maria Ortese, Jodorowsky, e tante e tanti altri.

TRA I SUOI LAVORI più noti è certamente Romanzo siciliano, un romanzo autobiografico che denuncia i meccanismi della mafia e le ancora attualissime miserie politiche e culturali legate a essa. Nel 1980 ha tradotto e pubblicato Manifesto subnormale, l’opera prima di Manuel Vàsquez Montalbàn; poi ha proseguito con volumi di Alberto Moravia, Luce d’Eramo, Goliarda Sapienza, Arnoldo Foà, Dario Bellezza, eccetera. Spesso si incorre nell’errore di definire alcuni editori «piccoli», in realtà diversi di loro sono piccoli solo nelle risorse finanziarie, non certo per l’impegno, la qualità e lo spessore culturale.

FINO AL 1985 Costa ha scritto articoli per il Giornale del Sud e per I Siciliani, giornali diretti da Giuseppe Fava, mentre il Giornale di Sicilia ha ospitato diverse sue interviste storiche, tra cui si ricordano quelle fatte ad Alberto Moravia, Enzo Jannacci, Léopold Sédar Senghor e Leo Ferrè. Fuori dalle logiche autoreferenziali dei salotti letterari e dai circoli accademici, Costa continua ancora oggi nella sua febbrile attività di autore ed editore, pubblicando autrici e autori validi ma sconosciuti e spesso squattrinati. Ciò che più gli preme, il senso vero del suo lavoro, si ritrova nei contesti a lui prediletti: scuole, carceri e periferie urbane, dove attraverso un assiduo impegno civile lui continua a seminare cultura e arte, ma soprattutto umanità.

Ha scritto decine di libri, pubblicato centinaia di opere, però la sua coerenza e i suoi principi lo hanno trasformato in una sorta di escluso, spesso detestato o ignorato dalla cosiddetta «critica che conta», ed è proprio vero il fatto che ci si ricorda tanto degli autori morti quanto poco di quelli vivi, soprattutto se scomodi. Beppe Costa non ha mai goduto di agi tantomeno di privilegi e recentemente ha avuto seri problemi di salute, aggravati dalla sua età avanzata. Purtroppo la sua esigua pensione ora gli rende difficile persino curarsi e sopravvivere decentemente. Pensando al fatto che, nel 1986,

BEPPE COSTA riuscì, dopo lunghe battaglie condotte assieme alla sua amica Adele Cambria, a fare applicare per la prima volta la legge Bacchelli in favore di Anna Maria Ortese, sarebbe ora buona cosa se questa stessa legge venisse applicata a lui, per permettergli di continuare la sua preziosa opera culturale e umana, con tutta la dignità e il rispetto che merita. Nei prossimi giorni, le persone che gli sono più vicine, assieme a tutte le autrici e autori che hanno potuto pubblicare grazie alla sua disponibilità e generosità, lanceranno un appello per iniziare l’iter per la richiesta al Consiglio dei Ministri, nella speranza di avere una risposta in tempi ragionevoli.