Neanche il tempo di giurare e nella maggioranza arlecchino del governo Draghi scoppiano le prime grane. Domenica il ministro della Salute Roberto Speranza, a 24 ore dall’apertura, ha firmato l’ordinanza che ha prorogato lo stop agli impianti sciistici fino al 5 marzo. Dai governatori una raffica di critiche e la richiesta di ristori immediati. Ieri pomeriggio si sono riuniti Speranza, la neo ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini e i rappresentanti del Comitato tecnico scientifico, con il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini collegato in video: «È stata condivisa la necessità di stretta collaborazione tra le istituzioni e la comunità scientifica per arrivare a decisioni efficaci e a un forte coordinamento del Cts con governo e regioni» la nota finale. Gelmini ha richiesto di essere messa in copia nelle comunicazioni tra il Cts e il governo, di conoscere l’agenda e di avere accesso ai verbali del comitato.

L’ALTRA NEW ENTRY AL TURISMO, il leghista Massimo Garavaglia, nelle stesse ore attaccava Speranza: «C’è stato un danno per una scelta del governo, niente ristori ma indennizzi. Destineremo buona parte dei 32 milioni del dl Ristori alla montagna. Per assurdo il ministro competente può prendere decisioni in autonomia. C’è qualcosa da registrare e sarà oggetto di valutazione». La replica di Speranza: «La difesa del diritto alla salute viene prima di tutto». Per correre ai ripari è intervenuto Palazzo Chigi: «La decisione di non riaprire gli impianti a causa del rischio di maggiore trasmissibilità del virus legato alla variante inglese è stata condivisa dal governo e dal presidente del Consiglio, Mario Draghi». La precisazione non ha fermato il centrodestra, che ha chiesto «un cambio di metodo».

LEGA E FI puntano a cambiare la linea del governo circondando Speranza con persone di loro fiducia. Matteo Salvini ha chiesto che si «cambi qualche tecnico, basta terrorizzare la gente in Tv» invocando «maggiore condivisione». Antonio Tajani ripete da giorni che il commissario Domenico Arcuri dovrebbe essere sostituito da Guido Bertolaso. Pure il Pd si è smarcato: «Mi auguro che non avvenga più ciò che è avvenuto per le piste da sci. Impossibile chiudere i comprensori poche ore prima della loro riapertura» si legge in una nota del capogruppo dem al senato, Andrea Marcucci.

Anche il «ci vorrebbe un nuovo lockdown» ripetuto dal consigliere di Speranza, Walter Ricciardi, è servito ad alimentare la polemica di Salvini contro «gli allarmismi»: «Non è possibile che qualcuno si alzi la mattina gettando nel panico milioni di italiani senza che ne abbia discusso con altri». E su Arcuri: «Non mi sembra stia risolvendo le questioni aperte, sicuramente avrà bisogno di una mano». I virologi si sono divisi tra i pro e i contro lockdown, Ricciardi ha offerto le dimissioni: «Se i mieri consigli non servono vado via».

IL CTS non ci sta a finire nel tritacarne e così ha fatto sapere che il parere sugli impianti sci è di venerdì scorso, la decisione finale della politica. E su Ricciardi: «È il consulente del ministro, le sue affermazioni non rispecchiano l’opinione del Cts».

A SMORZARE L’OFFENSIVA della Lega e di Fi ci hanno pensato i dati, ancora parziali, dell’Iss sulla diffusione della variante inglese, identificata nell’88% delle regioni e province autonome (per ora 16 in totale) ma con dati differenti: si va dallo 0% di alcune aree al 59% di altre, con una media del 17,8%. «Considerata la maggior trasmissibilità – spiega l’Iss – e l’andamento in altri paesi, è prevedibile che diventi dominante. Si raccomanda di rafforzare le misure in tutto il paese, modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto». Astrazeneca ha proposto all’Ue la fornitura delle dosi anche dagli impianti in India e negli Usa per sopperire ai ritardi europei. In Italia si rischia l’autonomia differenziata sui vaccini, con Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte decisi ad andare per contro proprio sul mercato.

IL GOVERNATORE VENETO Luca Zaia: «Abbiamo delle offerte contrattuali tramite intermediari per vaccini ufficiali su territorio europeo, autorizzati da Ema. I contratti parlano di 15 milioni, 12 milioni di dosi. L’Aifa ci ha detto di scrivere ad Arcuri, il commissario avrà i nomi degli intermediari. Due proposte sono sul mercato europeo e una dalla Gran Bretagna, oltre a una in giro per il mondo. Il prezzo è in linea con quanto è stato pagato finora». L’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi: «Chiediamo allo stato di acquistare per noi, per le regioni è difficile. Se non sarà possibile, ci proveremo noi».

Considerato il sistema di regole stabilito dalla Commissione, si dovrebbe trattare di partire acquistate da paesi extra Ue (come Israele che ha fatto incetta di dosi) e quindi cedute tramite intermediari. Ci sono però dubbi: innanzitutto il prezzo, su cui potrebbe intervenire la Corte dei Conti. Poi la qualità del prodotto: considerando la scarsa produzione Moderna e la difficoltà di maneggiare il Pfizer, potrebbe trattarsi di partite di Astrazeneca ma chi garantisce la qualità del prodotto? L’Ue e l’Aifa in Italia, attraverso i Nas, stanno monitorando i farmaci introdotti e i tentativi di truffa.