Certo, Roma ne ha passate di brutte: dall’incendio di Nerone al sacco dei Vandali alle repressioni dei papi re ai bombardamenti dei nazisti, ai moderni saccheggi dei palazzinari a Mafia Capitale, al funerale fastoso di un padrino dei Casamonica. Di fronte a tutto questo l’amara sceneggiata dei 5 Stelle è nulla.

Sarà per la mia formazione comunista non «aggiornata», sarà per il mio moralismo di vecchio stampo, ma devo confessare che mi colpì molto durante le elezioni amministrative il sostegno ai candidati 5 Stelle di Salvini e dei suoi accoliti. Sostegno non smentito oggi dalle posizioni morbidissime dello stesso Salvini sui fatti di Roma. Il fatto è che gli avversari e accusatori dei 5 Stelle non brillano per «innocenza»; ha ragione Norma Rangeri sul «pulpito» da cui vengono le prediche. Si pensi al Pd, ai suoi illustri indagati, alle sue gravissime responsabilità. Si pensi al centrodestra. Per carità!

Ma queste sacrosante cautele non possono e non devono offuscare le nostre capacità critiche. Né impedirci di notare l’imbarazzo dei simpatizzanti grillini alla Travaglio, alla Flores, persino di sindacalisti di «estrema» sinistra, per i quali tutto il ripudio del cosiddetto «sistema dei partiti» e l’assalto alla Casta, che ne è l’esito allarmante, valgono a saltare su un «movimento» che nulla ha di movimento, che si è anzi presentato subito come una casta dell’Anticasta, giustizialista a senso unico, costruita attorno a un’Azienda web, ingrassata sul malcontento, sulla crisi, sull’insofferenza verso gli immigrati, sulla sfiducia del «popolo» verso i suoi rappresentanti. Sull’assenza di una sinistra progettuale, capace di interpretare la crisi e di ricondurre disagio e malcontento a una proposta di trasformazione. Insomma sull’assenza di un’«antitesi vigorosa» (Gramsci).

Se con Berlusconi si diffuse una sorta di passivizzazione e di «corruzione» di massa, da Renzi alla società italiana vengono autoritarismo strisciante, cialtrone, pericoloso per i suoi oscuri referenti sociali, economici, politici e l’introiezione della necessità di «adeguamento» alle cosiddette novità che ha prodotto un trasformismo stupefacente (vedi gli ex comunisti sostenitori del Sì al referendum, uno fra tutti Mario Tronti).

Devo dire con sollievo che il manifesto non si è aggregato al vento grillino e gli articoli di Giuliano Santoro sono sempre stati cauti. L’articolo di Annamaria Rivera sul razzismo anti immigrati era illuminante, ora dopo i fatti di Roma ha pienamente ragione Sandro Medici (il manifesto del 6 settembre) nell’analisi delle scelte affidate «a un’oligarchia gestionale di tecnici, magistrati,avvocati e avvocaticchi, contabili, burocrati, consulenti, esperti di varia caratura, nonché pensionati ringalluzziti», strapagati e rigorosamente «né di destra né di sinistra»,cioè in gran parte di destra.

Le vicende di Roma sono, ahimè, esemplari: tra bugie e scontri personali e di gruppo, non si tratta secondo me di una «scarsa cultura di governo» (sarebbe bello se dicessero «vogliamo contestare quello che voi – Pd e dintorni – chiamate intendete per cultura di governo»); quello che appare è uno squallido arrembaggio al potere, una smania di sostituirsi al vecchio ceto politico, con «cittadini» senza partito ma ammanigliati nei dintorni del Potere. Personaggi a cui importa poco di raccogliere le firme contro il Job’s Act o la Buona Scuola, e d’altronde anche sulla Costituzione si sono mossi tardi e ora accelerano freneticamente per il miraggio di sostituire Renzi al potere.

Lo spettacolo del palco di Nettuno, poi, è illuminante: il Padrone viene a sistemare gli errori e le sviste dei ragazzi, urlando e sputando su nemici e complotti. Un’ultima amara considerazione: tra questi personaggi senza storia fa impressione la presenza di tante donne 5 Stelle, «innocenti» e ignare della storia delle donne, fatta di conquiste di autonomia, di libertà e di liberazione dai padri, dal padre, dal capo azienda.