Davanti all’immagine del corpo di Aylan Kurdi, il piccolo siriano treenne trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia, con la sua maglietta rossa e i suoi pantaloncini corti blu, il catalano Òscar Camps, un bagnino di Badalona proprietario di un’impresa di guardaspiaggia, non poté rimanere con le mani in mano.

C’è una sola cosa che so fare, si disse. Salvare vite umane in mare, salvare quel bambino. Con i suoi 15mila euro di risparmi e qualche amico, prese e partì alla volta di Lesbo, l’isola dove in quel momento era maggiore l’emergenza umanitaria. Proactiva Open Arms nacque così, con il dolore negli occhi di un gruppo di bagnini che fino a quel momento avevano al massimo salvato un paio bagnanti distratti di qualche tranquilla spiaggia spagnola.

Dopo un mese nel mezzo dell’emergenza a Lesbos, i soldi erano finiti. E i bisogni erano cresciuti. Camps aveva bisogno di 30mila euro per portare imbarcazioni proprie per il salvataggio e altri 4 bagnini. Si rivolse alla stampa, gli aiuti cominciarono a fioccare da migliaia di spagnoli che avevano conosciuto l’associazione dagli articoli sui giornali e in televisione. A ottobre ci fu un incidente, 300 persone caddero nel mare in burrasca. Grazie a Proactiva Open Arms, si riuscirono a salvare quasi tutti. In quel momento, Pro Activa Open Arms era l’unica associazione nell’Egeo che aiutava i profughi nell’acqua e non a terra. Né Frontex né alcuna nave europea lo faceva. A marzo del 2016, quando ormai avevano 14 persone a Lesbo, 3 imbarcazioni, 4 moto acquatiche e equipaggiamento professionale, riuscirono a farsi ascoltare anche dal Parlamento Europeo.

In quello stesso anno, l’imprenditore italiano Livio Lomonaco (che possiede un’azienda di materassi a Granada) regalò la sua barca privata di lusso, l’Astral, a Camps perché la usasse nelle operazioni di riscatto. L’ex del Barça, Xavi Hernández, ha venduto il suo yacht. L’ex allenatore del Barça, Pep Guardiola, è apparso in un video di raccolta fondi parlando della «squadra più coraggiosa del mondo». Dopo l’infame accordo con la Turchia, Proactiva è passata dalle coste greche a quelle tra Libia, Egitto e Italia.

Secondo i dati, non aggiornati, sulla loro pagina web, nei primi 9 mesi del 2016 hanno raccolto più di 2 milioni di finanziamento da più di 16.500 persone. Una signora gli ha lasciato un’eredità di 118mila euro. Decine e decine di iniziative in tutta la Spagna raccolgono fondi per quest’associazione che si è trasformata in un simbolo per molti spagnoli. Secondo le dichiarazioni dei suoi portavoce, nei primi 5 mesi del 2017 hanno raccolto 800mila euro e hanno salvato più di 2.000 persone nelle acque del Mediterraneo.

Oggi Proactiva conta anche su altre imbarcazioni, come la Golfo Azzurro, lunga 38 metri, e l’Open Arms, donata da un’impresa e che l’associazione ha ristrutturato e adattato grazie a 100mila euro di una campagna di crowdfunding lanciata all’inizio di quest’anno. Questo rimorchiatore, che venne anche usato durante la tragedia della petroliera Prestige, potrà trasportare più di 400 persone. È proprio la Golfo Azzurro la nave che è stata bloccata tra Lampedusa e Malta in questi giorni per non aver ricevuto l’autorizzazione ad attraccare da nessuno dei due governi.