Indossare lo stesso abito di venti anni fa ma con nuovi accessori, per un festeggiamento importante di un’artista unica nel panorama italiano. Senza cambiare la propria identità. È –Tregua 1997-2017 Stelle Buone – il «nuovo» album di Cristina Donà, ricco di collaborazioni con giovani artisti come -Io e la Tigre- Birth-Sara Loreni-Chiara Vidonis, Simona Norato-Blindur-Zois-Il geometra Mangoni,La rappresentante di lista-Sherpa: «Mi sono affidata a loro facendo una cernita fra mille artisti incontrati in questi anni – spiega l’artista lombarda, o che mi avevano lasciato dischi, fatto ascoltare la loro musica su internet».

Ma partiamo dagli inizi: «Non pensavo potesse diventare un mestiere, non pensavo di poter scrivere canzoni mie dopo tanti ascolti e cover eseguite dal vivo o in studio. Da li è partito il desiderio di rimanere in contatto con la realtà e restituire quello che la musica mi ha dato reinventandomi ogni volta». Un artista ha sempre: «Bisogno di trovare la propria identità, è difficile ma bellissimo perché mescoliamo musica e parole. Il cinema mi ha decisamente catturato, ci sono tanti riferimenti a film dentro le mie canzoni».

L’influenza del cantautorato straniero è percepibile nelle composizioni di Cristina Donà: «Nulla contro i miei colleghi italiani, ma mi trovo più a mio agio con i modelli d’oltreoceano. Più romanzati se vogliamo, dove si raccontano delle storie. Mi colpivano i testi di Tom Waits, quelli di Bob Dylan». La «tregua» del titolo ha un significato preciso oggi: «È un po’ diversa da allora anche se i principi sono gli stessi. Quell’album era una dedica a Kurt Cobain che si era suicidato da poco. Leggendo le testimonianze sugli ultimi mesi della sua vita, avevo elaborato una mia teoria: quanto gli era successo era dovuto a un esistenza che non gli corrispondeva. Ho un figlio di otto anni e non voglio immaginare il futuro in maniera tragica e cinica, perché sono comunque convinta che l’uomo ha la capacità di poter cambiare le cose solo se lo vuole. Banalmente la tregua che cerco ora è tenere il giusto distacco per qualche ora dai mezzi tecnologici».

Cristina Donà ha da poco compiuto cinquant’anni: «Sarà anche una questione anagrafica, ma sento l’esigenza di rallentare rispetto alla frenesia che mi circonda». Ci sono le buone stelle però, una su tutte: «La musica, certo. Le buone stelle sono tutte quelle canzoni che mi hanno fatto crescere, ma anche gli artisti che hanno riportato e dato vita al mio nuovo progetto. Certo si può apprezzare o meno questa rilettura, però non si può negare la sua vitalità. C’è voglia di sperimentare e – come diceva Gaber, la voglia di provare. I brani sono sicuramente più colorati rispetto all’opera originale che ai tempi era pensata da tre teste: la mia, quella di Manuel Agnelli e di Maurizio Raspante che ha arrangiato con noi i brani. Mi piace l’idea che il passato sia rivisto in funzione del futuro perché è ciò che manca un po’ in questo contesto storico. Forse la soluzione è tutta qui, non tanto cercare frontiere nuove ma provare a migliorare l’esistente».