Se c’è una cosa che la Nasa sa fare maledettamente bene è farci sognare. L’Agenzia spaziale europea, Esa, che pure ha il merito di aver lanciato molte spettacolari missioni (come «Rosetta», che ha visitato una cometa), non è in grado di mettere in moto quella poderosa macchina di propaganda mediatica che mette in campo l’agenzia spaziale americana, con una professionalità che gli europei possono solo sognarsi. Forse soltanto l’Agenzia spaziale cinese (Cnsa) riesce a entusiasmare nello stesso modo la Cina con i suoi ambiziosi progetti per il futuro, come quello di tornare entro il 2025 sulla Luna. Solo che in Europa la propaganda spaziale cinese arriva con meno efficacia.

Non c’è alcun dubbio che l’ultima prodezza scientifica che ci ha servito l’agenzia spaziale statunitense, in cui ci racconta per filo e per segno come è fatta una luna di Saturno, è entusiasmante.

SECONDO LA NASA, uno dei più di 60 satelliti del pianeta gigante Saturno, Encelado, di solo 500 chilometri di diametro, ha le carte in regola per poter potenzialmente ospitare un qualche tipo di forma di vita semplice, magari simile a quei batteri estremofili che si trovano sulle dorsali oceaniche nei pressi delle sorgenti idrotermali. La conclusione si può trarre dal fatto che il piccolo satellite emette dei pennacchi di idrogeno, osservati e misurati dalla sonda Cassini-Huygens e questa informazione, assieme al fatto che conosciamo la struttura del pianeta – una base rocciosa, circondata da un oceano salato, il tutto ricoperto da una crosta di ghiaccio – fa dedurre che i pennacchi potrebbero verosimilmente essere il frutto di attività geotermale sottomarina, benché non sia chiaro quale meccanismo interno al satellite la possa attivare. In altre parole, nelle gelide profondità oceaniche di Encelado ci potrebbero essere coni vulcanici che emettono geyser sottomarini caldi. Detta così potrebbe trattarsi di mera curiosità. Affascinante per qualsiasi amante dello spazio e del nostro sistema solare.

MA METTENDO INSIEME acqua, temperature più miti, molecole d’idrogeno (rompere un legame di idrogeno è relativamente semplice e fornirebbe energia a eventuali forme di vita batteriche che dal biossido di carbonio potrebbero produrre metano), abbiamo tutti gli ingredienti capaci di dare ali all’idea dello sviluppo di qualche forma di vita aliena.

Già, perché se c’è un tema di sicuro successo nel discorso astronomico per il grande pubblico è quello della ricerca della vita. Se ci pensiamo bene, in fondo è un tema spaventoso da molti punti di vista.
Filosofico, perché implica abbandonare per sempre l’ultimo baluardo antropocentrico che ci era rimasto, dopo la rivoluzione copernicana, che ci ha scalzato dal centro dell’universo, la rivoluzione darwinista, che ci ha scalzato dal centro della creazione, quella di Hubble, che ci ha scalzato dal centro della galassia, e le scoperte del secolo XX, che ci hanno resi sempre più simili geneticamente a tutte le altre forme di vita che popolano la terra. Rimane solo l’unicità della vita a farci sentire speciali.

Ma sarebbe spaventoso anche punto di vista religioso: un duro colpo per tutte quelle religioni monoteiste che sul rapporto speciale fra esseri umani e divinità centrano tutta la loro impalcatura argomentativa.

SPAVENTOSO sarebbe anche dal punto di vista, per così dire, geopolitico. Basti pensare agli innumerevoli libri e film (alcuni dei quali recentemente nelle sale). Con il caratteraccio che ci ritroviamo noi umani, frutto di un’evoluzione troppo rapida da quando eravamo ancora creature indifese nella savana, lo scontro fra civiltà o forme di vita aliene è sempre problematico.

E c’è poi l’aspetto scientifico: la scoperta di una vita aliena sarebbe la «pistola fumante» che la formazione della vita è possibile in diverse circostanze, come ormai sospettano la maggior parte degli scienziati. Non solo: è possibile che esistano forme di vita così diverse da noi, magari basate su altri elementi chimici, o su diversi parametri di «abitabilità» dei pianeti – Encelado sarebbe precisamente un corpo celeste che secondo i parametri utilizzati attualmente dai cacciatori di esopianeti non sarebbe abitabile – che ci costringerebbero a ripensare una parte delle conoscenze scientifiche date per acquisite.

LA NASA tutto questo lo sa bene, e ci dispensa la nostra razione di sogno – o incubo, a seconda di come la si voglia prendere – a intervalli regolari. E ogni volta lo fanno sempre meglio. Nella conferenza stampa sull’articolo pubblicato venerdì sulla rivista scientifica Science, la Nasa aveva scelto accuratamente la scienziata portavoce per la sua efficacia, aveva persino preparato un modellino 3D della struttura di Encelado, disegnini fantastici del fondo oceanico del piccolo satellite, con tanto di coni vulcanici fumanti. Chiunque abbia un minimo di curiosità verso le cose scientifiche non poteva che rimanerne catturato. Tra l’altro, nella mitologia, Encelado era uno dei giganti da cento braccia figlio di Urano che si era scontrato con gli dei e che era stato sotterrato sotto un vulcano, l’Etna, da Atena. Le scoperte di questa settimana, confermano la sua ambizione mitologica di essere associato a vulcani e attività geotermiche anche nello spazio.

Prontamente, tutti i media mondiali hanno ripreso la notizia con grande enfasi. Non solo: venerdì era anche l’anniversario della nascita dell’astronomo olandese Christiaan Huygens, che guardacaso era stato lo scopritore nel 1655 degli anelli proprio del pianeta Saturno e che, guardacaso, dà il nome alla sonda Cassini – Huygens (Giovanni Cassini era invece un astronomo italiano che aveva studiato i satelliti di Giove e Saturno, e aveva osservato la divisione che porta il suo nome degli anelli di Saturno e la famosa grande macchia rossa di Giove).

LA SONDA, lanciata nel 1997, aveva il compito di studiare il sistema di Saturno, ed è formata da Cassini, orbiter della Nasa, e Huygens, lander dell’Esa, con il compito di staccarsi dalla sonda madre e scendere verso la superficie di Titano, il principale satellite di Saturno, cosa che è avvenuta con successo nel 2005.

Nel frattempo Cassini ha studiato molti altri corpi del sistema di Saturno, fra cui proprio Encelado, del quale ha scoperto l’atmosfera, i pennacchi ricchi di acqua e composti organici, e vicino al quale ha effettuato un volo a cortissima distanza (solo 48 km) per osservarlo. Gli ultimi 8 anni di questa missione, date le ottime condizioni della sonda, fanno parte della cosiddetta «extended mission», quindi un bonus di tempo che non era previsto e che ha permesso nuove osservazioni, fra cui quella più in dettaglio dei getti di Encelado (risalente al 2015), appena pubblicata su Science.

A settembre Cassini, che ha finito il combustibile, verrà lanciata attraverso i suoi anelli verso la superficie di Saturno per poter trarre gli ultimi dati prima di essere distrutta.

LA MISSIONE Cassini-Huygens è stata obiettivamente un successo incredibile per Nasa, Esa e anche Asi (agenzia spaziale italiana) che l’avevano pensata negli anni Novanta. Ma la fine prossima ventura di questa missione, le proposte che gli scienziati della Nasa stanno già facendo per future missioni low-cost (una delle quali sarebbe per tornare a visitare proprio Titano e Encelado), che l’ente spaziale americano deve approvare nell’ambito del suo New Frontiers Program entro fine anno, nonché la discussione del budget dell’ente spaziale attualmente in corso (l’amministrazione Trump ha proposto solo un piccolo taglio di meno dell’1%, e tutto concentrato sull’osservazione della terra e sulle attività di divulgazione, ma la discussione nel Congresso è solo all’inizio), sono tutti elementi che gli spin-doctor della Nasa avevano ben in mente questa settimana.

Godetevi il bel sogno che ci regalano, ma ricordate che non è mai ingenuo.