Purtroppo i fan della DC Comics si trovano ad avere a che fare con un regista incompetente come Zack Snyder (nonostante la solidarietà umana che gli è dovuta per la tragedia che lo ha colto: il suicidio della figlia lo scorso marzo), i cui manierismi visivi si ripetono da film a film senza nessun tentativo di diversificare il suo approccio ai vari personaggi e alle singole storie.

Se i Marvel Studios possono fare affidamento sul controllo esercitato da Kevin Feige sulla continuity interna dei vari film, cosa che permette ai singoli registi un margine di manovra più o meno ampio rispetto alla tela d’insieme (certo: Joss Whedon ed Edgar Wright potrebbero avere qualcosa da ridire…), Snyder pensa che la paletta cromatica darkeggiante, esito di un «frankmillerismo» mal digerito, possa garantirgli la patente d’autore cinecomic.

Il confronto con l’eccellente Thor – Ragnarok in questo senso è impietoso. Se Taika Waititi si muove nei confronti dello «zio» del tuono con la leggerezza di un J. De Matteis, piegando il tratto kirbyano alle spigolose ironie psichedeliche di un Keith Giffen, Snyder con Justice League continua a mortificare il Pantheon DC con un tratto greve, plumbeo, dimostrando, una volta di più, l’assoluta incomprensione dei personaggi che sfortunatamente si è trovato a gestire. La complessità e bellezza dei personaggi della DC è forse persino superiore a quella dei loro omologhi Marvel. Superman, Batman, Wonder Woman più che super eroi sono veri e propri archetipi.

Se la Marvel vince perché riesce sempre a ricondurre i suoi eroi alla dimensione dell’umano troppo umano, la DC perde perché nessuno riesce a portare al cinema la tormentata natura meta umana, quasi divina, dei suoi personaggi. Se Alex Ross ne ha compreso il versante monumentale e Grant Morrison quello politico-teologico, autori come John Byrne e Mark Waid hanno riattualizzato in tempi diversi Superman, forse il più affascinante e importante supereroe di sempre.

Eppure Snyder non dialoga mai con la tradizione dei suoi eroi. Mortifica Batman nel corpo impacciato di Ben Affleck, trasforma il velocista Flash in un simpatico nerd, Wonder Woman in una femminista e il plot rielabora quello delle marvelliane Gemme dell’Infinito. Non è un caso che il film si riduca a una deludente successione di scontri in grafica digitale inerte (lontanissime le meraviglie liquide del Dr. Strange o le fantasmagorie di Thor-Ragnarok). Snyder è riuscito lì dove ha fallito il temibile Darkseid: affossare il pantheon DC Comics. Chissà se la Warner Bros riuscirà a mettere al più presto le mani sulla Matrice Rigenerativa è a resuscitare il suo Pantheon così tristemente bistrattato.