Non c’è ancora un presidente del consiglio, non conosciamo i ministri e non sono dettagli di secondaria importanza.

Ma se questo è il programma, avremo un governo segnato da una forte impronta culturale. Vedremo all’opera una politica della giustizia, dell’ordine pubblico, dell’immigrazione e delle libertà civili che in Europa è già al governo in Ungheria.

Ci fosse una sinistra starebbe all’opposizione anche se con qualche problema a trovare ancora posti liberi.

Tanto affollamento nell’area dei contrari è perlomeno sospetto, a meno di sostenere che il fascismo è alle porte.

Una sinistra starebbe all’opposizione ma distinta e distante da quelli che si siedono affranti sulle poltroncine di Porta a Porta perché stanno arrivando i barbari e si parla di debito pubblico. Oltretutto, come si sa, i barbari furono capaci di rinvigorire la radice romana.

Il primo attore di questo teatro delle opposizioni è Berlusconi che si candida a sentinella dell’Unione europea e ci rassicura sull’inesistenza dei complotti. Come se non fosse stato proprio lui a parlare di quattro o cinque colpi di stato durante il suo governo.

Della compagnia di giro fa parte anche il quasi ex ministro Calenda, che sprona il Pd a scendere in piazza: potrebbe essere l’occasione per scoprire quali folle risponderebbero all’appello.

I giornali sono schierati come un sol partito dietro il Financial Times.

E Bruxelles difende l’indifendibile senza rendersi conto che, se non cambia rotta, alle prossime elezioni europee avrà contro la maggioranza dei paesi membri.

Questa è la ricca compagnia. Verrebbe voglia di andare controcorrente.

Un’opposizione di sinistra ai 16 milioni di elettori che il 4 marzo hanno votato Lega e 5Stelle è una bella sfida.

Perché l’esperimento del laboratorio politico giallo-verde ci metterà di fronte a scenari inediti.

Se non sono solo e tutte chiacchiere (come sembra con il dietro-front sulla Tav), non ci vorrà molto a scoprirlo.

Se invece sul fronte delle politiche sociali e ambientali si metteranno in campo cambiamenti veri, su quel terreno la sinistra già lottava quando di Di Maio e compagnia non v’era traccia.