È stata una mattinata di relax per il neopresidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, dopo i festeggiamenti di lunedì sera. Fresco di vittoria, ieri mattina il professore è uscito a piedi di casa per andare a fare visita al rettore dell’università di Cagliari, Giovanni Melis. Pigliaru, infatti, dal 2009 e sino al 6 gennaio scorso ha ricoperto l’incarico di prorettore dell’ateneo del capoluogo, con delega alla ricerca scientifica. Un incontro di cortesia tra professori. Poi di nuovo a piedi verso casa, con qualche sosta forzata con i cittadini che lo hanno incrociato per le strade del centro. Ma già dal pomeriggio sono cominciati i contatti con i partiti della colazione di centrosinistra per disegnare la nuova giunta.

«Innanzitutto le competenze e un equilibro tra uomini e donne», ha più volte detto Pigliaru nel corso della campagna elettorale. Si profila una giunta con diversi tecnici. In cima alla lista dei papabili c’è Raffaele Paci, ordinario di Economia applicata a Cagliari, che dovrebbe andare al bilancio e alla programmazione. Spicca anche il nome di Gian Valerio Sanna (Pd), già assessore all’urbanistica con Soru e padre del piano paesaggistico del 2006, al centro della contestata revisione da parte di Cappellacci proprio negli ultimi giorni della legislatura.

Da queste elezioni arriva un segnale forte innanzitutto sui programmi. Si è vinto sui contenuti? E in particolare su quali?

Abbiamo fatto una proposta seria e non demagogica. La gente l’ha capito e ci ha premiati. Abbiamo parlato fin da principio di competenza e serietà, mettendo da parte un modo di fare politica che non condividiamo ed enunciando con chiarezza pochi capisaldi ma essenziali: semplificazione della burocrazia per far ripartire il mondo imprenditoriale, alleggerimento delle tasse eliminando i balzelli inutili, bonifiche nelle zone industriali e recupero del rispetto per l’ambiente e il paesaggio minacciati da Cappellacci e dalla sua giunta del mattone, pari opportunità per tutti a partire dai primi livelli dell’istruzione. Dobbiamo rimettere in marcia la Sardegna infondendo forti dosi di speranza, a partire dalla qualità dell’istruzione, in luoghi belli e sicuri, e dalla creazione di nuovo lavoro. Dare gambe al piano straordinario per l’istruzione e l’edilizia scolastica significa sostenere il settore delle costruzioni e contemporaneamente investire sulle prossime generazioni. Migliorare l’oggi, guardando al domani. Questo è stato il nostro principio ispiratore. E si è rivelato vincente.

Ma anche i modi hanno avuto una loro importanza: una campagna elettorale ragionata, non gridata. In controtendenza rispetto alla deriva iper mediatica e populista?

Non sono più tempi per le parole vuote o i proclami. La situazione è tale, in Sardegna, che la voce grossa, le promesse irrealizzabili o le barzellette non attecchiscono più. Continuare a voler imbrogliare le persone con specchietti per allodole quali la zona franca integrale, è inaccettabile. Abbiamo fatto bene a mostrare immediatamente l’altra faccia della medaglia, evidenziando che il prezzo da pagare sarebbero stati i tagli alla sanità. Abbiamo voluto avere rispetto per gli elettori attenendoci alla realtà, avanzando proposte realizzabili e oneste, senza nasconderci dietro un dito. La serietà non deve venir mani meno, neanche in campagna elettorale, per il rispetto dovuto ad ogni cittadino, anche di chi si è rifiutato di andare alle urne. Eravamo tutti al corrente che ci sarebbe stata una forte percentuale di astenuti, come è avvenuto. Adesso è un impegno mio, e dev’esserlo di tutta la politica, recuperare i delusi.

Nelle sue dichiarazioni ha sottolineato il ruolo svolto da tutta la coalizione. C’è stato un apporto importante della forze di sinistra?

L’aver ricompattato la coalizione è stata la nostra forza. Gli apporti dalle diverse componenti saranno, d’ora in poi, un’ulteriore ricchezza. Vedo una forte sintonia sulle principali questioni programmatiche. Abbiamo tutti una gran voglia di cambiare la Sardegna, di voltare pagina rispetto ai cinque anni devastanti di governo Cappellacci. Sappiamo come farlo, anche se non ci illudiamo che sarà semplice. Sono certo che metteremo assieme tutte le nostre migliori energie, per questo.

Che rapporto si può ipotizzare tra la sua giunta e il governo nazionale guidato da Matteo Renzi?

I rapporti istituzionali sono importantissimi. La Sardegna ha sofferto molto per colpa delle mascalzonate del governo Berlusconi, reo di averci negato mille occasioni di crescita. Dalle telefonate a Putin al furto del G8 a La Maddalena e dei milioni della vertenza entrate. Avere Matteo Renzi a Palazzo Chigi sarà uno sprint in più perché Renzi è una persona seria e capace. Ho sempre condiviso la sua attenzione verso i temi del lavoro e per le politiche attive. Impegnarsi in questi ambiti, oggi in particolar modo, significa cercare le risposte da dare alla gente. Con il governo nazionale abbiamo da riaprire immediatamente l’importante vertenza sulle entrate, abbandonata da Cappellacci, e l’annosa questione delle servitù militari, che ancora pretende dai sardi, in termini di territorio e potenzialità di sviluppo, sacrifici spropositati ed ingiustificati.