Nella campagna avviata per riacquistare la testata, per rendere più chiaro lo sforzo che ci attende il manifesto ha fatto ricorso a una metafora sportiva: il salto con l’asta. Una specialità dell’atletica che richiede grande forza fisica, innanzitutto nelle gambe che nella rincorsa consentono di acquistare velocità, nelle braccia che sul rettilineo della pista devono reggere l’asta fino alla buca e muoversi in perfetta coordinazione per spingere il corpo verso l’alto. Tutto molto difficile, ma non impossibile, che rende affascinante quell’impresa di staccarsi da terra e volare verso l’alto, cui segue, una volta superata l’asticella, la fase discendente, liberatoria per il corpo dell’atleta, fino a lasciarsi andare sui tappetoni sottostanti. A Parigi il 13 luglio del 1985, Sergej Bubka è stato il primo atleta di tutti i tempi a superare la soglia dei 6 metri nel salto con l’asta, un limite fino ad allora ritenuto impossibile. Nei tre anni successivi, l’atleta sovietico migliorò il suo record mondiale di ben 21 centimetri. Anche noi, imitando Sergej Bubka, ci alleniamo giorno dopo giorno per la gara di salto con l’asta che ci aspetta a fine anno, per consentire alla pagina sport di continuare a raccontare quel mondo sportivo sommerso che non compare mai negli almanacchi e nelle pagine dei quotidiani sportivi. Vorremmo continuare a raccontare dell’altro sport, fatto di volontari che consentono alle donne musulmane di nuotare, come abbiamo scritto dell’esperienza di Torino “Piscina al femminile” gestita da donne dell’Uisp, oppure della campagna “Gioco anch’io” portata avanti con successo da Sport alla rovescia, che ha permesso ai calciatori dilettanti extracomunitari di giocare nei campionati minori promossi dalla Federcalcio, dai quali fino all’anno scorso erano stati interdetti, grazie a una norma razzista e discriminatoria della Federazione calcio. Hanno avuto voce le palestre popolari, che hanno occupato e trasformato spazi abbandonati in quartieri degradati, per offrire a bambini e donne corsi di ginnastica a prezzi accessibili, giovani psichiatri coraggiosi che hanno visto nel gioco del rugby l’occasione per far uscire i loro pazienti dal disagio mentale. Abbiamo raccontato il ruolo che ha avuto nello sport la sinistra e il movimento operaio in Italia e nel mondo, e le storie di sportivi affermati e famosi, che non esitarono a schierarsi con la lotta partigiana per ridare la libertà al nostro paese. Unici in Italia, a più riprese abbiamo scritto del rapporto tra la shoah e lo sport, storie di calciatori che nei campi di concentramento furono costretti a giocare con i nazisti per salvare la pelle e conservare bucce di patate da dividere con i compagni di baracche. Anche noi come Bubka vogliamo provare a superare il limite dei 6 metri e fare nuovi record nei prossimi anni, per scrivere dello sport di sinistra e quello visto da sinistra. Perciò è necessario prendere la rincorsa tutti insieme e spingere il manifesto verso l’alto. Oltre il limite.