Quando Caterina Caselli ti chiama e ti dice «ho una musica per te che se potessi tornerei indietro di quaranta anni e la canterei io. Che ne dici?» E, come dire, almeno ci si prova. Malika Ayane, il giorno dopo aver cantato a San Remo per la prima volta il suo pezzo Adesso e qui (nostalgico presente) si prepara alla bagarre nell’appartamento che ha preso nell’assolata cittadina ligure.

«Stavo finendo di lavorare al nuovo disco – Naif- e non avevo assolutamente in programma di partecipare al festival. Giovanni Caccamo mi ha mandato questa musica. Ero con Pacifico nel suo studietto parigino ed è stato facile cadere nel bisogno di raccontare l’amour fou, nelle sue sfaccettature più varie. Entrambi siamo ormai accasati e sistemati, abbiamo famiglie solide, ma certo non ci sono mancate pulsioni amorose in abbondanza. Abbiamo elencato le varie rappresentazioni possibili delle vite, sia degli amanti, che possiedono solo il presente, sia delle coppie consolidate, la cui unica dimensione narrativa sembra essere la noia. Un cliché, io adoro essere sposata!». C’è un dialogo immaginario tra l’uomo e la donna protagonisti, in cui uno spiega all’altro l’importanza di ciò che hanno in quel momento.

Il qui e ora è , in assoluto, ciò che interessa Malika in questo momento della sua vita artistica. «Più scrivevo i testi del nuovo disco più il tema che sembrava emergere era quello del cercare di viversi il presente il più possibile. So che potrebbe sembrare una banalità, lo diciamo tutto, eppure resta la cosa più difficile da fare. Questo è un periodo molto positivo, in cui vivo la bellissima sensazione che ogni stato esistenziale è semplicemente uno stato, che va scavato in profondità ma senza la pesantezza del dover analizzare ossessivamente tutto quello che capita».

Partecipare a San Remo è un’esperienza che sembra divertirla, nonostante qualche dubbio iniziale, sono più le sfaccettature positive. Forse perché, anche se San Remo è San Remo, non è certo quello di qualche anno fa. E infatti, anche se lei potrebbe pure, diciamocelo, farne a meno, un salto lo fa volentieri. E con umiltà «ieri sera ero nelle case di tutti gli italiani, ed è una cosa pazzesca. Non capita spesso che ti vedano e ascoltino quindici milioni di persone! San Remo resta, innegabilmente, il momento più importante per la musica nazionale. Certo, se devo essere sincera, a una come me innamorata della propria normalità quotidiana, dei tram che prende e dei capelli spettinati alle giostre con sua figlia, un po’ spaventa l’idea della popolarità che ti può dare il mezzo televisivo. La cosa più importante per me è però presentare il mio nuovo progetto».

Naif esce oggi (edizioni Sugar), scritto e registrato tra Milano, Parigi e Berlino. Riassume necessità e visioni artistiche di Ayane, lavorate in sinergia con un team di autori italiani e internazionali. Dal già citato Caccamo a Shridhar Solanki, Simon Wilcox, Francoise Villevieille, Antonio di Martino, Matteo Buzzanca, Bungaro, Cesare Chiodo, Pacifico. La produzione è affidata ai berlinesi Jazzanova. «È un disco che sentivo veramente il bisogno di fare.

Naif porta Carmen Miranda in uno scantinato dove stanno suonando i Propellerheads! «Ho messo insieme le suggestioni degli artisti africani immigrati a Londra negli anni ’40 con l’elettronica di alcuni producer come Kalabrese. Sono andata in giro a fare ricerche per vedere se qualcosa di simile era già stato fatto e non ho trovato niente di simile. Ho dato sfogo al bisogno di ballare, in un momento in cui tutti ci dicono che dobbiamo essere tristi e scoraggiati, sarebbe bello ritrovare dentro una gioia ancestrale, un movimento verso il futuro».
In Naif la drum machine anni ’80 si congiunge con archi e cori. Ha voglia di positività Malika e di comunicarla agli altri, tanti, «perché bisogna attrezzarsi, per resistere alle tensioni, allo stress, al lavoro che non c’è, alle guerre che sono sempre più vicine. E ai clichè. Che siano sugli immigrati o sugli omosessuali, basiamoci sulla nostra vita quotidiana e non sui talk show in tv».