Amadeus batte se stesso. La media di 10 milioni 911 mila spettatori, pari al 54.7% di share, raccolta dalla prima serata del festival 2022 migliora anche la performance del 2020, quando il debutto del primo festival targato Amadeus aveva fatto segnare 10 milioni 58 mila spettatori pari al 52.2%% di share. Ma a impazzare su social e agenzie sono le polemiche: dopo Ornella Muti e la cannabis legalizzata, fulmini e saette contro Achille Lauro che si inventa l’«autobattesimo» a chiusura della sua Domenica, gesto anticipato durante l’esibizione da una mano birichina infilata nella patta. Look a torso nudo e piedi scalzi, ad emulare Iggy Pop, l’artista romano non è nuovo agli «scandali»: nella passata edizione aveva coinvolto in uno dei suoi quadri Fiorello con tanto di corona di spine. Insorge il Vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta che richiama «la Rai al rispetto del contratto di servizio: all’identità valoriale del Paese e alla tutela dei minori», mentre il Codacons denuncia Lauro e la Rai per «blasfemia e vilipendio della religione». Mette le mani avanti la rete ammiraglia per voce del direttore di Rai 1 Stefano Coletta: «Achille Lauro ha dichiarato che il suo gesto è in realtà un messaggio a sua madre e non penso che la sua sia una scusa né un artifizio. Accogliamo con dispiacere il fatto che la Chiesa lo legga come un affronto al sacramento del battesimo, ma per Achille Lauro il gesto andava nella direzione di una rinascita».

PIÙ COMPOSTO l’intervento dell’Osservatore Romano che si limita ad osservare che volendo essere a tutti costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. «Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del Padre Nostro, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta».
Le polemiche fra Sanremo e il Vaticano sono una (quasi) costante: da Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti appena «tollerati» nel 1966 per la loro Dio come ti amo a Dio è morto, dei Nomadi esclusa nel 1967. Senza dimenticare nel 1980 il Woytilaccio di Benigni che gli costò interrogazioni parlamentari, un processo in Vaticano e fu condannato a un milione di multa e un anno di galera con la condizionale

DAL BATTESIMO di Achille Lauro al gesto dei Rappresentante di Lista che hanno concluso l’esibizione di Ciao ciao, il brano in gara, alzando il pugno chiuso. Anche se l’allusione sembra alludere al pugno chiuso stile Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo alla finale olimpica dei 200 alle Olimpiadi di Città del Messico. Era il 16 ottobre del 1968 ma rispetto a La Rappresentante di Lista i due atleti afroamerican tenevano il capo basso, come a dare la centralità al pugno. La band tiene invece lo sguardo fisso sulle telecamere, con il pugno velato dai capelli rosa di Dario e la sensazione che il gesto sia più goliardico che politico. Ma questo basta per scatenare i social, un ennesimo post di Matteo Salvini e il commento dell’esponente di Casapound Luca Morsella che dice di non stupirsi: «Perché ormai la Rai, e Sanremo in particolare, sono diventati il veicolo per la solita propaganda del ‘pensiero unico’, il pensiero della sinistra, pro Lgbt, mondialista e così via. Lo abbiamo visto nelle altre edizioni e quindi non mi sorprende oggi». Si commenta da solo.