Il settore dell’animazione in Italia è attraversato da tendenze sperimentali sia in ambito tecnico-stilistico sia sotto il profilo narrativo e produttivo. Uno degli elementi emergenti è la decisione strategiche delle grandi società d’animazione – dominatrici del mercato globale – di puntare sulle tecnologie transmediali integrate su varie piattaforme software. A fronte delle strategie globali delle Big company c’è tuttavia la fioritura di decine di nuove «micro» create da giovani autori capaci comunque di ritagliarsi uno spazio all’interno del cartoon italiano.

SECONDO LE STIME de «Gli Stati Generali dell’animazione», uno degli eventi più significativi della stagione, promosso da Cartoon Italia, Asifa, Animation Italia e Cento Autori, in Italia sono presenti 3000 addetti, 80 aziende e un fatturato di oltre un miliardo di euro. Questi dati, che a una prima lettura danno uno scenario moderatamente positivo, non evidenziano il fatto che l’alto costo di sviluppo e produzione determina il fatto che alcuni prodotti «italiani» sono l’esito di coproduzioni internazionali. In Italia, infatti, la Rai è l’unica emittente a investire nell’animazione, finanziando il comparto con un limitato budget annuo di 15 milioni di euro. Eppure c’è una crescente domanda di cartoni animati, come testimoniano i 22 canali televisivi «tematici» presenti tra digitale terrestre e distribuzione satellitare. Nell’inchiesta presetnata solo l’11% dei cartoni animati è composto da prodotti italiani.

I PRINCIPALI punti di debolezza e di maggiore criticità di questo settore sono: la frammentazione della filiera dei cartoni animati, il mancato rispetto delle quote riservate al made in Italy nella distribuzione, la poca attrattiva della tax credit (la tassa per agevolazioni fiscali in ambito audiovisivo) e un debole sostegno pubblico verso autori e produttori in fase di sviluppo.

Per risolvere queste problematiche a gennaio di quest’anno il Consiglio dei Ministri ha varato un disegno di legge sulla «Disciplina del cinema, dell’audiovisivo e dello spettacolo» e le deleghe al Governo per la riforma della normativa in materia di attività culturali, inglobando cinema e televisione insieme. Per quanto riguarda l’animazione la tax credit arriva al 30% di recupero per chi investe in questo settore.

DARE NUOVA LINFA vitale al settore audiovisivo e dell’animazione è quindi l’obiettivo del disegno di legge. A conferma di ciò l’ex-amministratore delegato della Rai Antonio Campo Dall’Orto ha deciso, nei mesi scorsi che hanno preceduto le sue dimisssioni, di spostare i budget per l’animazione da Rai Fiction a Rai Ragazzi, accostando maggiormente la produzione alla programmazione.

Inoltre ci sarà un rinnovamento del palinsesto di Rai Yoyo, che rappresenta il principale canale Rai su cui convoglia la maggior parte dell’animazione prodotta o acquistata dal broadcaster.

Un altro canale di presentazione al pubblico e non solo è dato dai premi e dalle manifestazioni, attualmente i principali sono il Future Film Festival, Romics, View Conference, Children’s Book Fair e il nuovo Premio Itala, dedicato ai grandi autori del cinema d’animazione.

È evidente la volontà di cambiamento da parte di tutti i comparti della filiera dell’animazione, sia per una nuova vitalità degli autori che per un maggiore spazio per le produzioni. Uno spazio importante è quello ricoperto dal «Cartoons on the bay«, il festival di Rai Com che quest’anno ha festeggiato il ventennale della rassegna assegnando il Pulcinella Award allo Studio Gertie per il lungometraggio «Iqbal, bambini senza paura», a sfondo sociale, patrocinato da Unicef e diretta dal regista Michel Fuzeller.

L’animazione viene principalmente impiegata in Italia per le campagne di sensibilizzazione istituzionali e di pubblicità di utilità sociali. Un settore questo che consente a studi complessi di mantenere un numero di collaboratori elevato e cacapi quindi di portare avanti progetti di fiction anche se non sono subito sostenuti da Rai o da altri broadcaster/produttori.

LE NOVITÀ del settore si riferiscono non solo ai prodotti ma anche ai nuovi software d’animazione, la cessione della società romana Digital Video di «Toonz», uno dei principali software d’animazione paperless del mondo, alla giapponese Dwango, permetterà di mettere il prodotto «Toonz» in open source, e lanciare così un nuovo modello di business e di un’evoluzione nel campo dei software.
Infine la continua attenzione a questo comparto ha decretato un interesse maggiore da parte degli enti di formazione e università.

GLI ISTITUTI che si incentrano su percorsi mirati nell’animazione sono tanti, tra i principali va ricordato il Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino, la Scuola Internazionale Comics e la Scuola dei Fumetti, lo Ied, Rainbow Academy e per percorsi mirati sulla scrittura e Bottega Finzioni.

Anche il Dams di Bologna ha istituito un laboraotrio in «Progettazione di un prodotto animato trans-mediale» al fine di formare giovani sceneggiatori.

Particolare attenzione viene data anche a un nuovo corso biennale per scrittori e sceneggiatori realizzato a Roma da Lynx Multimedia Factory per Aiv – Accademia Italiana Videogiochi e Idea Academy che vede la collaborazione di autori di una certa elevatura come Francesco Artibani e Alessandro Ferrari.