«I prossimi 4 anni saranno decisivi per il futuro del nostro paese, lavoreremo per far crescere la nostra economia e presentare al mondo una nuova Nigeria». Con queste parole il presidente Muhammadu Buhari ha presentato ad Abuja il suo programma e aperto ufficialmente la campagna elettorale del suo partito, l’All Progressives Congress (Apc), in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 16 febbraio.

«IN QUESTI ANNI abbiamo pacificato 17 regioni soprattutto nella zona del Delta, fondamentale per le nostre esportazioni petrolifere – ha continuato Buhari -, continueremo a favorire gli investimenti stranieri per far crescere la nostra economia e per contrastare la corruzione nel nostro paese».
Reazioni molto tiepide da parte della stampa nazionale al discorso del presidente. I media nigeriani hanno evidenziato come Buhari non abbia menzionato la spirale di violenza che continua a flagellare il paese. Ai numerosi attacchi di Boko Haram, nel nord-est del paese, e alle lotte interconfessionali tra i pastori fulani (musulmani sunniti) e i contadini (cristiani) nelle regioni centrali, si sono recentemente aggiunte quelle nei confronti della comunità sciita nigeriana.

SONO STATE NUMEROSE, anche a livello internazionale, le critiche nei confronti del governo di Abuja che, il mese scorso, ha violentemente represso le proteste della comunità sciita causando oltre 50 vittime. I manifestanti si erano riuniti per richiedere la liberazione del loro leader, Ibrahim Zakzaki, incarcerato da oltre tre anni senza nessuna specifica accusa. «Essere sciita sotto il governo Buhari – ha dichiarato Ibrahim Musa portavoce del Movimento islamico nigeriano (Imn), principale rappresentanza politica degli sciiti – significa essere fuorilegge: abbiamo subito più discriminazioni con questa amministrazione che con qualsiasi altro presidente, visti anche i forti legami di Buhari con Riyadh».

SE DA UNA PARTE BUHARI tace riguardo a Boko Haram, dall’altra il leader storico del gruppo, Abubakar Shekau è apparso in video la scorsa settimana per rivendicare «tutti gli attacchi del gruppo» degli ultimi mesi (il più recente a inizio novembre a Kumshe, con 28 soldati uccisi) contro i militari e le basi dell’esercito nigeriano.

Il video, come ha evidenziato il quotidiano nigeriano Vanguard, utilizza il logo e la bandiera nera dello Stato islamico nell’Africa occidentale (Iswap), fazione rivale a quella di Shekau, che potrebbe indicare un recente avvicinamento o fusione, visto che i due gruppi «agiscono ormai in maniera coordinata e hanno intensificato gli attacchi contro obiettivi militari negli stati del Borno e di Yobe».

LE AUTORITÀ MILITARI ripetono di avere la situazione «sotto controllo» e minimizzano riguardo ai numerosi soldati uccisi, feriti o scomparsi in questi mesi. Non sembra casuale , come spot elettorale per la campagna elettorale di Buhari, il comunicato diffuso ieri dal ministero della Difesa nigeriana sull’eliminazione di Sale Ahmad Sale, responsabile della propaganda mediatica dell’Iswap. «L’uccisione di uno dei capi dei terroristi dimostra i risultati del governo e gli sforzi sempre maggiori per colpire la leadership del gruppo e indebolirla» continuava il comunicato.

IL PRINCIPALE SFIDANTE del capo dello stato uscente alle presidenziali è Atiku Abubakar, già vicepresidente tra il 1999 e il 2007. Ma pur cavalcando il malcontento popolare che è andato crescendo di fronte alle inefficaci risposte da parte di Buhari alla crisi, il suo Partito democratico popolare (Pdp), principale partito di opposizione, sembra in netta difficoltà già in partenza.

La scorsa settimana, infatti, lo stesso Abubakar ha denunciato numerose difficoltà a raccogliere fondi per sostenere la campagna elettorale a causa delle rigorose misure messe in atto dall’amministrazione del presidente. Impedimenti non riscontrati da Buhari che, al contrario, ha ricevuto numerosi finanziamenti dall’estero. Con Arabia saudita e Paesi del Golfo tra i suoi principali sponsor.