Il 16 febbraio, appena una settimana fa, i nigeriani pensavano di recarsi alle urne per scegliere il presidente che avrebbe governato il paese nei prossimi 4 anni, ma non immaginavano la delusione che li attendeva: appena 5 ore prima che si aprissero i seggi, la Commissione elettorale nazionale indipendente – l’Inec, annunciava infatti che le elezioni presidenziali e quelle per l’Assemblea nazionale erano rimandate al 23 febbraio, mentre per le legislative e amministrative se ne sarebbe riparlato il 9 marzo a causa dell’insufficienza delle schede elettorali e per problemi logistici. Dopo così tanti mesi di preparazione…

 

Bus elettorale di Atiku Abubakar, leader del Peoples Democratic Party (Afp)

 

Molti nigeriani sono convinti che si tratti di una cospirazione tra il principale partito di opposizione, il Partito democratico popolare (Pdp) guidato dall’ex vicepresidente Alhaji Atiku Abubakar e la Commissione elettorale, al fine di ottenere qualche vantaggio nelle elezioni. Secondo altri si è trattato di un intervento divino, per impedire alla Nigeria di fare la scelta sbagliata.

NONOSTANTE LA DELUSIONE di una settimana fa – molti sono stati raggiunti dalla notizia del rinvio mentre si preparavano ad uscire e c’è chi ha percorso inutilmente centinaia di chilometri per raggiungere il comune di residenza – i nigeriani sono ancora più che mai disposti a votare, nella speranza di una svolta per la vita politica del paese. Specialmente i giovani, che non si sentono più rappresentati dai vecchi partiti politici, dominati da figure che per troppo tempo hanno fatto sprofondare il sistema nella corruzione endemica e nella bad governance.

LA NIGERIA è il primo produttore di petrolio e la più grande economia del continente africano. Ma il paese ha anche una delle più grandi popolazioni di giovani del mondo: oltre la metà dei suoi 182 milioni di abitanti ha infatti meno di 30 anni. Eppure la loro condizione non è entrata granché in una campagna elettorale dominata essenzialmente da tre temi: mancanza di sicurezza, corruzione e un’economia in crescita, ma eccessivamente dipendente dalle oscillazioni del prezzo del greggio.

IL 29ENNE RAPPER E ATTORE nigeriano Folarin Falana, meglio conosciuto come Falz, nella canzone This is Nigeria (Questa è la Nigeria) descrive le due opzioni che restano disponibili per i giovani: «Salvare la Nigeria o trasferirsi a Yankee» (cioè negli Stati uniti, o per estensione in Europa). Nel brano Falz cerca di spiegare che i giovani non lasciano il paese perché hanno rinunciato alla Nigeria, ma perché la Nigeria ha rinunciato a loro. La canzone ha suscitato un acceso dibattito e non poche critiche, non ultime quelle del Muslim Rights Concern (Muric), un gruppo di attivisti che difendono i diritti dei musulmani. Secondo la Nbc, l’ente radiotelevisivo nazionale, la canzone violava il suo codice etico ed era troppo volgare per essere trasmessa. Ma, neanche a dirlo, da quel giorno ha spopolato sul web.

 

 

LA CRESCENTE DOMANDA d’inclusione dei giovani nella politica nigeriana ha costretto il governo a promulgare nel 2018 la legge #NotTooYoungToRun, che abbassa il limite di età da 40 a 35 anni per l’ufficio presidenziale, da 30 a 25 per la Camera dei deputati e da 35 a 30 per il Senato, offrendo in pratica ai giovani l’opportunità di competere per qualsiasi carica. La svolta ha impresso un cambiamento sostanziale nell’apparato democratico di un paese in cui la cultura domina fortemente la politica e i politici più anziani vengono considerati gli unici davvero in grado di governare una realtà così grande e complessa.

Dei 72 candidati in lizza per le presidenziali di oggi, ben 10 hanno un’età inferiore ai 40 anni. Il più giovane, Chike Ukaegbu, ha solo 35 anni ed è un esponente del partito Advanced Allied Party (Aap).

PER LA VITTORIA FINALE sarà tuttavia una corsa a due: da un lato il presidente uscente Muhammadu Buhari, 76 anni, sostenuto dall’All Progressives Congress (Apc); dall’altra Atiku Abubakar, 72 anni, leader del Partito democratico popolare (Pdp). Sono espressione dei due partiti nigeriani più “anziani”, che non sembrano in grado di offrire né ai giovani né al resto dell’elettorato una scelta chiara. Anche perché non sembra dividerli alcuna differenza ideologica.

 

Lagos, giovani sostenitori del presidente Muhammadu Buhari (Afp)