Sanbittèr è lo storico marchio in bottiglia di vetro che dal 1961 fa rima con aperitivo in Italia. Viene prodotto a Ruspino (Bergamo) da prima che nascesse la San Pellegrino (dall’omonimo comune nella val Brembana), marchio assorbito dal gigante Nestlè che ora vuole spostarlo perché in crisi.
Per questo mercoledì e ieri i 448 lavoratori dello stabilimento di Ruspino hanno scioperato con ottima adesione, come già successo in dicembre.
Ad acuire la protesta l’annuncio dell’apertura di un procedimento di Cassa integrazione per tutti i 448 dipendenti.
«Non trova soluzione il confronto con l’azienda che interessa il sito bergamasco dopo l’annuncio della volontà di completare entro l’anno 2021 il suo progetto di investimento che prevede però di cessare la produzione a Bergamo delle bibite in vetro e degli aperitivi fino ad ora prodotti», spiegano i sindacati che hanno chiesto all’azienda «di rivedere la decisione di spostare le linee e di sostenere tutti gli investimenti che mantengano la diversificazione delle produzioni». «L’azienda prevede l’inserimento di una nuova linea per le lattine da inizio 2022, da affiancare a quella esistente e prevedere gli spazi per un ulteriore investimento dal 2024 di una nuova linea di Pet (plastica per acque minerali) – spiegano commentano Gianluigi Bramaschi di Fai Cisl, Valentino Rottigni di Flai Cgil e Rossella Valente di Uila di Bergamo – . Ma le produzioni interessate al possibile trasferimento, sono attività produttive storiche che hanno segnato la nascita e accompagnato nella storia lo sviluppo del sito bergamasco». «Riteniamo importante trovare gli spazi per mantenere aperto il confronto con l’azienda per individuare le possibili soluzioni capaci di assicurare le necessarie garanzie, sia produttive che occupazionali per il futuro dello stabilimento bergamasco, dell’indotto di settore e le ricadute sul tessuto economico, produttivo e occupazionale di tutta la valle», concludono i sindacalisti.
La Nestlè dal canto suo smentisce i numeri sulla cassa integrazione Covid che coinvolgerebbe solo una ventina di lavoratori .
Lo scontro però è tutto sul piano industriale. La Nestlè vuole puntare tutto sulle ‘acque e «svilupparlo secondo le nuove tendenze del bere buono e salutare» con «investimenti da 50 milioni»: per questo si dice «rammaricata e incredula per le reazioni negative che registriamo nel territorio rispetto a un piano di investimenti, accolto con favore dal sindacato a livello nazionale, e che punta a incrementare le produzioni (del 20% circa) e l’occupazione dello stabilimento di San Pellegrino Terme, anche in considerazione del momento delicato e di non facile congiuntura economica, per il nostro paese: stiamo investendo su un segmento, quello delle acque minerali e dei prodotti a base di acqua, in forte crescita in tutto il mondo, che ci garantirà ulteriori sviluppi anche in futuro, a differenza del comparto delle bibite tradizionali zuccherate che sta soffrendo e sta registrando trend negativi da anni». «Abbiamo deciso di installare due nuove linee produttive nello stabilimento di San Pellegrino Terme, per assicurare un adeguato sostegno alla crescente domanda dell’acqua San Pellegrino e di Essenza, l’acqua aromatizzata che sta diventano la regina del trend del bere buono e salutare in rapida crescita».
Pronta la controreplica del sindacato. «La questione si trascina da dicembre – spiega Valentino Rottigni, segretario della Flai Cgil di Bergamo – , e noi appoggiamo le perplessità dei lavoratori. Siamo favorevoli agli investimenti ma qui siamo di fronte a togliere tre linee e una produzione storica come il Sanbittèr mentre diversificazione durante la pandemia ha garantito alla produzione», conclude.