Il Campidoglio assediato da sciamani, Batman e bandiere sudiste nel cuore della democrazia americana. Lo sport si è interrogato, soprattutto la Nba, che si è ribellata all’intolleranza di Trump, alle violenze sugli afroamericani e all’avanzata dei suprematisti, rafforzata dalla presenza di The Donald alla Casa bianca.

Il basket, con le immagini tv da Washington, ha deciso di non sospendere le partite ma su tutti i parquet gli atleti, prima dell’inizio, si sono inginocchiati con il dito verso l’alto, ricordando il gesto del giocatore di football, Colin Kaepernick, che in questo modo quattro anni fa ha avviato la protesta silenziosa, mai tollerata da Trump, per le violenze sugli afroamericani. Tante reazioni, stesso interrogativo: se i manifestanti-invasori fossero stati neri, quale sarebbe stata la reazione delle forze dell’ordine?

Se lo è chiesto Doc Rivers, allenatore dei Philadelphia 76ers, una delle squadre più famose della Nba: «È tutto molto triste, ma la democrazia prevarrà», ha detto Rivers, ricordando però che le proteste della comunità nera per le strade americane dopo la morte di George Floyd, sono state affrontate da polizia ed esercito con maggiore incisività e decisione rispetto alla sfilata dei manifestanti suprematisti a Capitol Hill.

«Sappiamo tutti che sarebbero volati colpi di pistola se ci fossero stati dei neri a protestare là fuori. Le persone di colore sono trattate in maniera diversa, e non è cambiato niente», ha detto Lloyd Perce, coach degli Atlanta Hawks.

Nella Nba la tensione era già alle stelle per la decisione del procuratore distrettuale della contea di Kenosha (Wisconsin) di non intentare alcuna accusa contro l’agente di polizia che in estate ha ferito Jacob Blake, ora paralizzato.

Sui manifestanti alla Casa bianca ha avuto da dire anche Draymond Green, una delle stelle dei Golden State Warriors che in occasione dei tre titoli vinti negli ultimi anni si sono rifiutati di stringere la mano a Trump, una consuetudine nello sport americano. «No, non vanno considerati manifestanti, bensì terroristi».

Anche Green si è soffermato sulla diversa accoglienza riservata ai manifestanti neri da parte della Guardia nazionale, dopo gli episodi di ripetuta violenza ai danni degli afroamericani.

Ma è ancora più duro Kyle Lowry, star dei Toronto Raptors, che è diretto contro il mandante dei disordini a Capitol Hill: «Trump è un criminale e andrebbe incriminato».