In due anni ha quadruplicato i suoi iscritti, è giunta a sedersi a tavoli “istituzionali”, ha ottenuto un fondo annuale dedicato al jazz (500.000 euro) ed ha organizzato nel settembre dello scorso anno una giornata di concerti di solidarietà a L’Aquila con 60.000 presenze.

Non è davvero poco per l’associazione MIDJ (Musicisti Italiani di Jazz), nata l’8 marzo 2014 e riunitasi il 13 marzo 2016 alla capitolina Casa del Jazz per rinnovare le sue cariche, approvare il bilancio e rilanciare una serie di iniziative. Alla presenza di un centinaio di iscritti (ma c’era anche la possibilità del voto per e-mail) sono stati confermati quattro membri del precedente direttivo più cinque nuovi consiglieri: Ada Montellanico (presidente uscente), Paolo Fresu, Paolo Tombolesi e Rita Marcotulli; Maria Pia De Vito, Alfonso Santimone, Vincenzo Martorella, Simone Graziano e Pasquale Innarella. Per sapere chi saranno i nuovi presidente e vicepresidente bisognerà attendere la prima riunione del direttivo ma in agenda ci sono già molti impegni. C’è da partecipare al cosiddetto “bando Franceschini” con l’impegno di proporre progetti strutturali (come è stato quello del portale del jazz italiano, vinto l’anno scorso da I-Jazz, portale in una fase di esplosiva attività secondo quanto raccontato all’assemblea da Gianbattista Tofoni).

C’è da lavorare sull’International Jazz Day del 30 aprile, ci sono da concretizzare alcune “residenze d’artista”, c’è da seguire nelle commissioni parlamentari una proposta di riforma dello spettacolo dal vivo. Ci sono, ancora, incontri importanti con la Siae e sulla previdenza, mentre la progettazione de “il Jazz italiano a l’Aquila 2016” è in una fase avanzata. Ne ha parlato Paolo Fresu precisando che i 600 jazzisti inviatati saranno diversi da quelli del 2015 (almeno come leader) e che la manifestazione avrà il suo apice il 4 settembre ma sarà preceduta da interventi nelle scuole, convegni, stati generali del jazz.

Nelle svariate ore di assemblea si è parlato molto, anche in modo critico, della situazione attuale, di prospettive e priorità. In ogni caso provare a dare una risposta etico-politica collettiva ad una questione centrale come quella della presenza del jazz nella società italiana – in un periodo di fortissima crisi economica ed ideologica – è, di per sé, un risultato di forte valore.