«La Sea Watch 3 ha ricevuto indicazioni di fare rotta verso la Tunisia»: la comunicazione è arriva ieri dal Viminale. Poi, in serata, la svolta con l’autorizzazione a sbarcare per 18 dei 65 naufraghi salvati dalla Ong tedesca mercoledì scorso a 34 miglia da Zuara. Si tratta di sette bambini con i familiari: sette madri e tre padri. Questa volta si è deciso di acconsentire allo sbarco dei papà, linea rifiutata finora dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che adesso ha paura di fare la faccia troppo feroce.
Nel gruppo anche una donna gravemente ustionata. Sono stati trasbordati su una motovedetta della Guardia Costiera che li ha portati a Lampedusa. La procura di Agrigento ha quindi aperto un fascicolo a carico della Ong per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma si tratta di un atto dovuto. A bordo restano in 47: 34 uomini, 3 donne e 10 minori non accompagnati. Tutti ancora senza meta.

La Guardia di Finanza e la Capitaneria di porto avevano bloccato la nave all’alba di ieri, proprio a ridosso delle acque territoriali italiane, per notificare all’equipaggio la diffida a passare il confine, come da direttiva (la quarta) firmata da Salvini mercoledì scorso. In base alla direttiva, l’ingresso è interdetto perché la nave sarebbe «non inoffensiva» e «pericolosa per la sicurezza nazionale».

Giovedì i libici avevano intimato alla Sea Watch «con fare minaccioso» di uscire dalle loro acque territoriali, così avevano fatto rotta verso l’Italia, viste anche le condizioni meteo in peggioramento, per essere respinti ancora, costretti a girovagare a 15 miglia da Lampedusa. La prua verso la Tunisia però non l’hanno messa, la Ong nega di avere avuto istruzioni ufficiali: «Non abbiamo ricevuto alcuna indicazione di un porto di sbarco sicuro in Tunisia. Siamo stati un giorno e mezzo senza ricevere un coordinamento né indicazioni precise e il comandate ha deciso di assumere la rotta meno vessatoria per le persone a bordo e quella intimatagli dalla motovedetta libica.

Questa rotta coincide con il porto più vicino al luogo in cui è avvenuto il soccorso» ha spiegato la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi. «Abbiamo un disabile e diverse persone con ustioni gravi – raccontano da bordo -. Molti soffrono il mal di mare e sono a rischio disidratazione. I minori sono traumatizzati dalla permanenza nelle prigioni libiche e rischiano ulteriori danni psicologici. Gli uomini sono stati costretti a rimanere sul ponte al freddo per giorni».

Salvini, sempre più nervoso, ieri ha attaccato la magistratura. A Catania è indagato per la seconda volta per sequestro di persona: dopo il caso Diciotti (per cui ha evitato il processo grazie al voto in Senato), è stato aperto un nuovo fascicolo con la stessa imputazione ma relativo allo sbarco della Sea Watch lo scorso 31 gennaio, dopo essere stata bloccata alla fonda per una settimana con i naufraghi a bordo. «Se qualche procuratore vuole indagarmi faccia pure, mi assumo totalmente la responsabilità del blocco dell’immigrazione clandestina insieme al governo» ha spiegato sui social il leader leghista per poi aggiungere «se c’è qualcuno che usa il denaro pubblico per fare politica, e processare un ministro perché blocca gli sbarchi, non mi sta bene». Quindi l’affondo: «Processatemi ma non convocate i miei collaboratori come se fosse pericolosi soggetti. Il Tribunale dei ministri di Catania giovedì ha ascoltato per ore il mio capo di gabinetto. State usando male i soldi degli italiani».

Al lavoro anche la procura di Agrigento. I magistrati ieri a Lampedusa hanno interrogato per sei ore il capo missione della nave Mare Jonio, Beppe Caccia, della piattaforma italiana Mediterranea. La nave è stata sottoposta a sequestro probatorio la scorsa settimana, dopo aver salvato 30 migranti. L’ipotesi di accusa è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I magistrati hanno acquisito documenti e mail.

A Lampedusa è arrivato anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera, in solidarietà con l’equipaggio della Mare Jonio: «Il male – ha detto – ha tre grandi complici: il silenzio, l’indifferenza, l’inerzia e anche la viltà. Tante tragedie, come l’olocausto, sono avvenute anche grazie a queste complicità. Voi vi opponete a questo male».