Non perde tempo il nuovo segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: nominato da appena sei giorni, ieri era già in visita ufficiale a Varsavia, per assicurare al presidente Bronislav Komorovskij il pieno impegno dell’alleanza ad attuare tutte le decisioni adottate al recente vertice nel Galles. Nel caso specifico, la «presenza permanente dell’alleanza nell’area orientale. È questa un’attività che riveste carattere difensivo e risponde agli impegni internazionali della Nato», ha dichiarato Stoltenberg.

Ovvi riferimenti alla situazione in Ucraina e al confronto con la Russia, nella sottolineatura del ruolo importante che la Nato attribuisce alla Polonia e alla capacità dell’alleanza atlantica di «dislocare le proprie truppe ovunque». Komorovskij, mentre ha dichiarato che «è necessario cercare la strada per migliorare i rapporti con la Russia, non solo rinforzando la Nato, ma anche appoggiando l’Ucraina», ha chiesto alla Nato l’accelerazione del progetto di scudo anti missile.

In ogni caso, ha detto, «le modifiche apportate alla sfera della sicurezza, dettate dalla situazione in Ucraina, rivestono carattere permanente». Proprio sullo sfondo della crisi ucraina, la Nato ha rafforzato considerevolmente l’attività ai propri confini orientali, annunciando la creazione di un gruppo di alta mobilità all’interno delle forze di di pronto intervento, con infrastrutture dislocate anche nei paesi dell’Europa orientale. Nel corso della sua tourné polacca, Stoltenberg ha visitato anche la base aerea Nato a Laska. Intanto nel Donbass, ancora due persone sono rimaste uccise e 13 ferite domenica scorsa a Donetsk, in seguito al bombardamento di vari quartieri centrali della città. Secondo quanto riportato da Novorosinform, il vice Ministro della Difesa della Repubblica di Donetsk, Sergej Petrovskij, aveva dato per molto probabile un attacco in grande stile delle truppe governative per ieri; attacco che però, per il momento non c’è stato, forse anche grazie anche ai tiri delle artiglierie di Donetsk sui mezzi corazzati ucraini.

E la missione Osce che, insieme a Ucraina e Russia, avrebbe dovuto cominciare in questi giorni il lavoro di demarcazione della zona cuscinetto tra le parti in conflitto, sembra abbia già deciso di ridurre il numero delle pattuglie, per non mettere a rischio la sicurezza dei propri esperti. Questo, assicurando però che non verrà interrotto il lavoro di semplice monitoraggio della situazione nel Donbass, garantendo la linea di demarcazione con l’istituzione di 4-5 settori di sicurezza. Un lavoro, per la verità, rivelatosi finora non perfettamente efficace, tanto che ieri il vice premier della Repubblica di Donetsk Andrej Purghin ha detto di ritenere necessaria la presenza di una terza forza – interposta tra governativi e milizie – che potrebbe essere costituita da una missione bielorussa, come in realtà proposto lo scorso 3 ottobre da Aleksandr Lukashenko. Ma ieri anche Germania e Francia si sono dette pronte a presentare una proposta per il monitoraggio sul cessate il fuoco, con l’impiego di truppe dei due paesi nel quadro della missione civile dell’Osce: un passo, dicono a Berlino, che deve essere preceduto dalla soluzione di alcune questioni politiche e giuridiche, una delle quali è quella della decisione del Bundestag sull’invio di soldati tedeschi in Ucraina.

E Mentre a Grozny si sono svolti ieri i funerali dei cinque poliziotti uccisi domenica nell’esplosione della carica azionata da un kamikaze ceceno, fattosi saltare in aria durante una normale verifica dei documenti, ieri sera è stato sventato un altro attentato a Cermen, alla frontiera tra Ossezia del nord e Ingushezia. Un’auto è stata fermata: a bordo, anche una donna (risultata essere l’autrice dell’attentato che nel marzo scorso aveva fatto ancora 5 vittime tra la polizia Karabudakhkent) e una bomba già pronta all’uso.