La ripartenza degli eventi dal vivo è un dato confortante, ma l’ultimo anno è stato uno dei più difficili per quanto riguarda la musica. Sono state molte le iniziative portate avanti in questi mesi, dando vita a un dibattito inedito all’interno del settore musicale, che ha messo in campo molti temi, dal riconoscimento professionale dei lavoratori della musica, a un’idea di azione collettiva e «sindacale», al ripensare spazi, modalità, orari degli spettacoli. Un aspetto tuttavia ancora non è stato considerato abbastanza: quello dell’accessibilità ai concerti, e degli spettatori con disabilità in particolare.

LA PETIZIONE lanciata dall’associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti sul portale Change vuole mettere l’accento proprio sulle condizioni che ogni evento live dovrebbe garantire per assicurare la piena accessibilità a ogni spettatore. La presenza di barriere architettoniche, la mancanza di aree dedicate, bagni speciali, parcheggi ravvicinati, l’assenza di interpreti in lingua dei segni per gli utenti con sordità, sono solo alcuni degli ostacoli che un appassionato di musica con disabilità si trova a vivere a ogni concerto. «Spesso non c’è proprio la percezione di questa discriminazione» spiega Alessandra Corradi, fondatrice e presidente della onlus, «e quello che noi cerchiamo di fare è espandere la cultura legata alla disabilità, che non va nascosta o temuta, ma è qualcosa da comprendere e includere, una fonte di arricchimento per tutti». Genitori Tosti nasce nel 2005, «quando è nato il mio primo figlio, completamente non autosufficiente. Era difficile trovare informazioni, ci sentivamo completamente abbandonati a noi stessi. Dunque, grazie a internet, ho cominciato a contattare genitori di tutta Italia». Dalla condivisione delle esperienze si è formata l’associazione, che ora conta una quarantina di componenti da diverse regioni.

LA DECISIONE di occuparsi anche dell’accessibilità dei concerti viene dalla grande passione musicale vissuta in famiglia. «All’epoca con mio marito organizzavamo concerti e andavamo in Germania tutti gli anni per copiare quello che facevano lì per quanto riguarda gli eventi dal vivo», racconta. «Solo che organizzare festival in Italia è difficile. E immagina cosa significhi portare con noi un figlio sulla sedia a rotelle». All’appello hanno risposto quasi 1000 persone e hanno espresso il proprio sostegno artisti come Jacopo Fo e Piero Pelù, mentre l’illustratore Antonio Cabras ha realizzato un volantino per l’iniziativa. Tra i supporter dell’iniziativa c’è anche il Bloom, lo storico locale di Mezzago che per l’inverno aveva programmato una serie di concerti dedicati alle disabilità sensoriali, poi sospesi a causa della pandemia. L’obiettivo dell’appello di Genitori Tosti, spiega Alessandra Corradi, è quello di «arrivare a un tavolo tutti insieme, promoter, istituzioni, esperti e rappresentanti del mondo della disabilità, per mettere a punto un protocollo applicabile ovunque e da subito. Chi sperimenta queste difficoltà tutti i giorni sa molto bene cosa serva».

LA NECESSITÀ di una normativa più efficace appare evidente se pensiamo al caso di Valentina Tomirotti, giornalista e blogger sulla sedia a rotelle, che a Verona si è trovata a seguire un concerto senza poter vedere nulla, poiché tutti gli spettatori attorno a lei lo seguivano in piedi. Dopo aver protestato le è stato proposto di venire spostata nel corridoio laterale. La blogger mantovana ha denunciato l’organizzazione del concerto, ricevendone in cambio una condanna al risarcimento di 5 mila euro (una delle prime iniziative di Genitori Tosti è stata quella di donare un contributo in supporto alla blogger). Denuncia analoga a quella fatta da Sofia Righetti, attivista e sciatrice paralimpica, che ha vissuto un’esperienza simile sempre all’Arena di Verona.
La petizione di Genitori Tosti sarà attiva fino alla fine del 2021. «A dicembre vorremmo organizzare un concerto completamene accessibile, per mostrare a tutti che cosa significhi», questo il piano dell’associazione, con un programma e una location ancora da definire. Se la crisi che il mondo della musica ha vissuto finora può forse rappresentare una sorta di anno zero per trasformare l’intero settore, quella di una vera inclusività può diventare una delle questioni nodali da affrontare.