Bordeaux ha inaugurato lo scorso giugno l’apertura della Citè du Vin, un enorme edificio di architettura liquida dedicato alla cultura del vino.
La città bordelaise ospita anche da alcuni anni uno dei più grandi festival di musica reggae dell’Esagono e uno dei più pregiati (reggae) festival d’Europa. Il Reggae Sun Ska (5-7 agosto) è riuscito ad imporsi nella città bordelaise come un evento culturale degno di interesse e a coinvolgere un nutrito numero di partners e sponsor sia pubblici che privati anche di rilievo. Per questo motivo il carnet musicale di quest’anno era più ambizioso del consueto cooptando sessanta artisti da ogni parte del mondo, con un occhio di riguardo nei confronti delle proposte musicali «locali» come, per esempio, Dub Inc, il cui nome campeggiava a caratteri cubitali sulla programmazione.

Nei tre giorni di festival, frotte di dreadlocks, un pubblico prevalentemente giovane e famigliole ben assortite hanno invaso il campus universitario di Pessac, un po’ fuori Bordeaux. Sui due palchi principali denominati simbolicamente One Love e Natty Dread si sono esibiti consecutivamente gli artisti in programma per un’ora di set ciascuno. Ad aprire la prima giornata sono stati i Massilia Sound System, che la mattina seguente hanno presentato anche il film, Massilia, sull’epopea del gruppo marsigliese, poi Dub Inc con il solito set energico e un paio di canzoni nuove dal nuovo album, So What, in uscita a settembre. Ma la miglior performance è di Alborosie: l’italiano di Giamaica accompagnato come di consueto dalla Shengen Band ha proposto un set brillante, medley infuocati e una scintillante versione di Still Blazing, con un sax da capogiro. Sabato é stato il ventunenne Naaman ad infuocare la scena; Naaman in ebraico vuol dire «piacevolezza», e in effetti il ragazzo normanno ha gli occhi blu, una carnagione eterea e le sembianze di un angelo, e una voce profondamente soulful. Incredibile l’energia sprigionata da questa giovane rivelazione con la complicità dei fedeli Deep Rockers Crew, un gruppo di scalmanati «ribelli per la vita» che meritano di essere tenuti d’occhio.

A dominare la scena dell’ultima serata Damian «Jr Gong» Marley, figlio del re del reggae e della modella e cantante Cindy Breakspeare. Come ogni rampollo che si rispetti Damian ha dimostrato di padroneggiare la scena proponendo un’efficace miscela di suoni raggamuffin, hip hop e il reggae di suo padre. Più deludente la seconda parte del set, in cui Damian si é appoggiato quasi interamente al songbook paterno anche senza arrangiamenti paricolarmente significativi; più interessanti gli innesti tra i classici di papà Bob e i pezzi farina del suo sacco.