Jazz Is Now recita il sottotitolo del Roma Jazz Festival ed il concerto del sestetto del pianista e compositore Vijay Iyer incarna a pieno quelle tre, augurali parole. Più di un’ora e mezza di recital in cui Iyer ha dimostrato di meritare il titolo di «artist of the year» appena conferitogli dal 66° referendum della critica dalla rivista americana ««down beat»» (è già accaduto nel 2012, ’15 e ’16). Merito individuale ma soprattutto collettivo, come sempre è stata la musica di Iyer, fin dai tempi del primigenio trio documentato dall’etichetta tedesca Act e prima del passaggio alla Ecm. Nel sestetto, tuttavia, si esaltano le caratteristiche timbrico-ritmiche e la capacità compositiva del pianista indoamericano, un gruppo peraltro di solisti e leader a loro volta eccellenti e dalle forti personalità che Iyer coinvolge e valorizza al massimo livello. Sostituito alla batteria Tyshawn Sorey con il giovane e valido Jeremy Dutton, il gruppo vede Graham Haynes (cornetta, flicorno ed elettronica), Steve Lehman (sax alto), Mark Schim (sax tenore) ed il fido Stephan Crump (contrabbasso). Fin dall’organico traspare la filosofia sonora del leader 46enne che valorizza due sassofonisti di poco più giovani ed un artista 58enne (Haynes). Generazioni che si danno la mano nella costruzione di una musica consapevole del passato ma non prigioniera di formule stereotipe.

I primi due, estesi brani del concerto romano chiariscono come si muove il jazz contemporaneo nell’accezione di Viyay Iyer. Sono entrambi costruiti su scansione ritmica non «straight jazz», nel secondo pezzo con un deciso riferimento funky che prevede anche l’uso del piano elettrico. Nel primo il tema è articolato in tre sezioni che utilizzano in modo diverso i fiati; seguono i soli incalzati da «crescendo» di batteria mentre si utilizzano «cesure» collettive che ricordano Charles Mingus e si valorizza il flicorno di Haynes. Nel secondo brano il leader si produce in una sorta di astratto piano «stride», usa dissonanze e fa emergere il suo stile scabro quanto originale; frequenti le combinazioni con il pastoso, aggressivo sax tenore di Shim, l’algido e velocissimo alto di Lehman, la visionaria cornetta di Graham Haynes che usa anche l’elettronica. Il pezzo si chiude con un episodio polifonico ed una brusca, bruciante coda.

Contemporaneità della musica coincide con un atteggiamento critico nei confronti delle società odierne: in modo pacato ma deciso, mentre presenta i musicisti e ringrazia il pubblico, l’elegante Vijay Iyer invita a lottare contro il fascismo «as far as over» e a lottare per la razza umana, prima del bis in trio.

Ultimo concerto in Europa quello romano (la Casa del Jazz ospitò il pianista per la prima volta ben dieci anni fa): il tour è partito il 5 luglio a Varsavia ed ha toccato Belgio, Inghilterra, Germania, Portogallo, Olanda e Finlandia prima delle tre date italiane (Fano,Jazz by the Sea, Umbria Jazz e Roma Jazz Festival).