La mummia di Francisco Franco alla fine sorvolerà la Spagna in piena campagna elettorale. Una vivida metafora di quello che sta accadendo nel paese a cui i disordini in Catalogna ricordano che il patto costituzionale di 40 anni fa, la cosiddetta Transición, è tutto meno che «esemplare», come vuole la vulgata.

Ieri il governo ha deciso la storica giornata in cui il feretro del despota golpista verrà esumato dal faraonico monumento pubblico, la Valle de los Caídos in cui è seppellito assieme a 30mila delle sue vittime. Sarà giovedì alle 10.30. Ferree le norme che regoleranno la cerimonia: limitatissime le persone che potranno accedere, verrà a tutte tolto il cellulare, la stampa dovrà rimanere fuori. Il priore della comunità benedettina all’interno del monumento, Santiago Carrera, aveva promesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedire lo spostamento del dittatore, d’accordo con gli eredi Franco. Si era addirittura scontrato con le autorità ecclesiastiche. Ma di fronte alla raffica di sentenze che annullavano gli impedimenti legali, ha promesso che i monaci non si opporranno «in maniera violenta».

Il feretro verrà trasportato in elicottero per 50 chilometri fino al cimitero, più discreto, di El Pardo-Mingorrubio, a 17 chilometri dalla Puerta del Sol di Madrid. Discreto per modo di dire: sono seppelliti lì, oltre alla moglie di Franco, anche numerosi suoi ministri e addirittura l’ex dittatore della Repubblica domenicana Leónidas Trujillo. Il governo ha opposto un No rotondo alla famiglia Franco che esigeva onori di stato. Se la vogliono, la bandiera la potranno mettere durante la messa nel Pardo. A ufficiarla sarà Ramón Tejero, figlio dell’altro golpista che nel 1981 tentò di far saltare per aria la giovane democrazia spagnola a colpi di pistola nel parlamento.