Cara direttrice, ringrazio innanzitutto te e il tuo giornale per aver sollevato la questione dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica, nell’ambito della rubrica «Ri-Mediamo», firmata da Vincenzo Vita.

Parliamo di Conservatori, Accademie di Belle Arti, Istituti musicali pareggiati, Accademie di Danza e di Arte Drammatica, Istituti Superiori per le Industrie Artistiche. Insomma, di fiori all’occhiello del nostro sistema di formazione che tutto il mondo ci invidia.

E che, sono d’accordo, vanno valorizzati, rilanciati, dando risposte attese ormai da molti anni. Da quando, nel 1999, fu approvata la riforma del settore.

Si tratta di soluzioni che non solo vogliamo dare, ma che abbiamo già cominciato a mettere in campo, come ho avuto modo di illustrare in Parlamento, durante una audizione dello scorso aprile.

Partiamo dal punto da voi sollevato: la messa a ordinamento dei corsi di secondo livello. Stiamo lavorando al decreto ministeriale che darà finalmente attuazione alla legge 228 del 2012. Distinguendo fra le esigenze dei Conservatori, delle Accademie di belle arti e degli Isia, introducendo per la prima volta il concetto di programmazione e accreditamento dei corsi nell’ottica di una sempre maggiore qualificazione dei percorsi.

Inoltre, il governo di cui faccio parte, in continuità con il precedente, ha aumentato l’impegno finanziario dello Stato a sostegno dell’Afam: nel 2017 il finanziamento per le istituzioni statali è di 13,8 milioni di euro, a fronte di uno stanziamento attestato a 12,7 milioni nel 2015.

Anche per le Accademie di Belle arti non statali il trend è di crescita: da 1 milione di euro nel 2015 a 4 milioni di euro nel 2017. Va registrata una diminuzione per i soli Istituti musicali pareggiati (da 7,9 milioni nel 2015 a 5 milioni nel 2017) rispetto ai quali, però, il Ministero sta predisponendo soluzioni di più ampio respiro. Abbiamo poi individuato una serie di priorità per il settore, a partire dall’intervento sulle procedure di reclutamento del personale con un regolamento che introdurrà, fra l’altro, un piano di programmazione triennale delle assunzioni del personale docente e tecnico-amministrativo per garantire continuità e qualità del lavoro e stabilità della didattica.

La statizzazione degli Istituti Musicali Pareggiati e delle Accademie di Belle Arti non statali è un altro obiettivo importante: per le Accademie abbiamo già firmato i primi accordi a Genova, Perugia e Verona. Stiamo lavorando per fare in modo che si attivino dottorati di ricerca per istituzioni con un livello qualitativo adeguato e che venga incentivata l’internazionalizzazione del sistema.

Molto c’è da fare, certamente, ma la strada è tracciata e vogliamo percorrerla rapidamente.

* L’autrice è ministra dell’Istruzione

La replica di Vincenzo Vita

Va ringraziata la ministra Fedeli per la sollecitudine con cui ha risposto alle critiche e alle considerazioni contenute nella rubrica «Ri-Mediamo» di mercoledì scorso, dedicata all’eterna questione del riconoscimento dei titoli conseguiti negli istituti dell’alta formazione artistica e musicale (Afam).

Anni e anni di attesa di una reale applicazione della legge n.508 del 1999.

Con un particolare disdicevole: il dettato della legge n.228 del 2012, volto a rendere operativo il testo citato, è rimasto nei cassetti. Con nettezza, però, l’attuale ministra sottolinea come il Miur stia lavorando per varare l’apposito decreto ministeriale. Speriamo davvero, perché il comparto versa in uno stato di grave incertezza.

E nel frattempo, invece di salire alla soglia universitaria, il medesimo è andato – come il gambero- indietro. Né bastano le pur importanti misure prese nel frattempo, cui si riferisce la lettera.

Del resto, la risoluzione parlamentare della deputata Ghizzoni, ripresa dalla rubrica, ancora non è calendarizzata, e non per colpa della ministra. Lì sono indicate strade praticabili. Si invita, infatti, il governo ad avviare «una solida e accurata procedura di accreditamento che permetta di adeguare la qualità di questi corsi alle migliori esperienze nazionali e internazionali…» e via dicendo.

Insomma, è augurabile che vi sia un salto di qualità, capace di superare –a differenza del passato- resistenze burocratiche o corporative. Non solo. Così è già in tante altre parti del mondo.

Fa specie, insomma, che la prestigiosa bellezza artistica e musicale dell’Italia si fermi in qualche stanza ministeriale. Gogol docet.

Vincenzo Vita