C’è una dichiarazione di Angelo Barbagallo, produttore di Fabrizio De André principe libero, che inquadra perfettamente il progetto. Aveva detto che la sua promessa consisteva nel fatto che Dori Ghezzi fosse contenta del prodotto finale. E oggi che il lavoro è stato presentato Dori ha implicitamente riconosciuto che la promessa è stata mantenuta. 190 minuti di film destinato a Rai Uno (in onda il 13 e 14 febbraio) con un evento cinematografico in 300 sale che anticipa la messa in onda (il 23 e 24 gennaio).

Quaranta anni di vita privata di Fabrizio scorrono raccontati con affetto e grande partecipazione. Certo ci sono omissioni, tagli, forzature, come inevitabile che sia quando si racconta una storia ispirata a persone vere. A questo proposito Valentina Bellé, che interpreta Dori Ghezzi, ha raccontato dei tremori nel vedere Dori seduta dietro il monitor durante le riprese, salvo scoprirla proprio come persona vera, autentica e generosa anche nel darle suggerimenti. Ma la scommessa vera è Luca Marinelli, che all’amico che anni fa gli aveva regalato Storia di un impiegato aveva detto che forse avrebbe interpretato De André, risposta «ma che, sei matto?». Racconta ancora Dori che si erano sempre detti che l’attore giusto per la parte sarebbe stato quello che avrebbe detto di «non essere in grado di interpretare Fabrizio». E così ha detto Luca al provino, forse aiutato anche dal cognome deandreianamente evocativo.

Che ora, dopo avere lavorato su un personaggio così intenso aggiunge «mi sono sentito un uomo migliore, poi tornare a me è stato abbastanza deludente»

. Ma ci sono anche Elena Radonicich come Puny, la prima moglie e madre di Cristiano, Davide Iacopini, il fratello Mauro, Ennio Fantastichini, il padre, Matteo Martari, Luigi Tenco, Tommaso Ragno, come Riccardo Mannerini, Orietta Notari, la Nanda, ma soprattutto Gianluca Gobbi nei panni dell’amico e sodale Paolo Villaggio, una rivelazione che con straordinaria vis comica partecipa anche a episodi in cui non era stato in realtà presente.

Una possibilità straordinaria è stata offerta a Giordano Meacci e Francesca Serafini che un quarto di secolo fa avevano pubblicato un volume sui testi di Fabrizio, che li volle conoscere «stregandoli» e che si sono ritrovati a scrivere la sceneggiatura con il regista Luca Facchini, puntando dritti al cuore di Faber, nel tentativo di raccontarlo senza farne l’agiografia, un po’ come lui aveva saputo fare con Gesù nella Buona Novella, sottolineano. Poi c’è la musica. L’intera colonna sonora, a parte una digressione su Mozart e Ciao amore ciao di Tenco, sono canzoni di De André, talvolta rilette con lo spirito giusto e una voce discreta da Marinelli, spesso originali con il magnifico calore di Fabrizio e quella Marinella di Mina in tv come momento di svolta. E ci sono le sigarette, l’alcol, i timori, i rovelli, il rapimento e lo spirito libero di un uomo libero, tutta l’umanità di un signore che armato solo di una chitarra e dotato di una sensibilità unica, ha creato emozioni indimenticabili e ha saputo rimanere se stesso, senza mai farsi ingabbiare dalle convenzioni.