Piccolo di statura, dai modi educati, Milchgesicht (Faccia da bambino) ha scavato la trincea della rivolta anti-Schulz e oggi al congresso Spd si presenta convinto di poter vincere.

Kevin Kühnert, 28 anni, leader degli Jusos, i giovani dell’Spd, incarna #NoGroKo perché un’altra alleanza con Angela Merkel sarebbe esiziale per i socialdemocratici già ridotti al minimo storico dei consensi. Ha studiato scienze politiche, trovando un ruolo part time nello staff di un deputato Spd e dal 24 novembre scorso è stato nominato con il 75% dei voti alla guida dei giovani socialdemocratici. Kühnert si era iscritto al partito nel 2005, l’anno del tramonto del cancelliere Gerhard Schröder. Nel 2012 diventa presidente Juso di Berlino e tre anni dopo vice-presidente nazionale. Dal 2016 ha un seggio per la Spd nel distretto di Tempelhof-Schöneberg della capitale. Oltre alla politica, segue lo sport: è appassionato anche di curling.

Ma Kühnert, da oltre un mese, è soprattutto l’anima «rossa» che guarda al futuro e non vuole saperne delle 1.314 righe che compongono la bozza di pre-accordo per un altro governo Merkel. Sulla carta, conta appena su 80-90 dei 600 delegati al congresso di Bonn. Tuttavia, dalla sua parte ci sono tre Land e circa 70 mila militanti con meno di 35 anni.

È del 12 gennaio il tweet eloquente: «Se Schulz e Seehofer pensano entrambi che il risultato sia “eccellente”, allora almeno uno sbaglia».

Kühnert attacca a testa bassa: «Non possiamo andare in un’altra campagna elettorale dove la gente ci dice per strada: non vedo alcuna differenza con la Cdu…». E si spende fra conferenze stampa, riunioni e telefonate. Martedì sera si è presentato a Friedenau, nel seminterrato della sede Spd che lo ha svezzato. Un discorso di mezz’ora, tutto a braccio, guardando negli occhi i compagni: «Dire no alla GroKo non equivale a nuove elezioni. È possibile un governo di minoranza di Merkel. E a prescindere dal fatto che sia una bozza, è poco realista pensare che con un 20,5%, l’Spd di Schulz sarà capace di ottenere molto di più nei negoziati formali». Alla fine, vincono di stretta misura i favorevoli all’intesa.

Kühnert non molla alla vigilia delle assise che decideranno tutto: «Il percorso che abbiamo scelto negli ultimi anni non è stato premiato nelle urne. Entrare in una Grande Coalizione dopo l’altra, perché temiamo che l’alternativa faccia sì che l’Spd diventi un partito sempre più piccolo, rappresenta un circolo vizioso. E va finalmente spezzato, anche a costo di accettare il dolore che può comportare. Ma in gioco c’è la prospettiva politica: il riorientamento del nostro partito».

Il vecchio apparato degli eredi di Willy Brandt oggi deve comunque giocarsela con il «bambino». Mezzo secolo dopo la rivolta degli Juso che pretendevano un’altra sinistra in Germania.