«Domani andiamo dal sindaco tutti insieme. Ma chi è il sindaco?» Scherza Renato Accorinti, la sera della sua proclamazione ufficiale a sindaco di Messina, mentre la sua gente affolla Piazza Municipio e trasforma quello che di solito è un mero atto formale in una imponente festa di popolo.
Il sindaco dei movimenti sociali, che ha battuto le corazzate Pd-Udc praticamente in solitaria, sostenuto solo dall’entusiasmo di una parte crescente dei cittadini messinesi, è bene attento al valore dei gesti simbolici. È arrivato al Comune in bicicletta, vi è entrato a piedi nudi, «perché le istituzioni sono sacre», e ha indossato la fascia tricolore sulla t-shirt No Ponte da cui non si separa mai. Poi, ieri mattina, come primo atto della sua amministrazione, ha riaperto il palazzo comunale ai cittadini abbattendo il portone di plexiglas e i tornelli voluti dal vecchio sindaco del Pdl Buzzanca che per anni hanno limitato l’accesso al palazzo e simboleggiato fisicamente la separatezza fra cittadini e istituzioni.
Che a Messina si respirasse un’aria nuova si era capito fin dallo spoglio delle schede del ballottaggio, quando dalle urne erano emersi numeri lusinghieri per il professore pacifista. Ventottomila voti in più rispetto a quelli raccolti al primo turno hanno consentito ad Accorinti di trionfare su Felice Calabrò, giovane candidato di un’ampia coalizione che andava dall’Udc a Sel, passando per pezzi importanti provenienti dal centrodestra locale.
Renato è cosciente della portata di questo successo e dei cambiamenti che implica. «La vicinanza grande delle persone a questo progetto non è cosa di oggi», spiega al manifesto, «fino a un anno fa non pensavo minimamente all’ipotesi della candidatura, ma le mie battaglie civili suscitavano lo stesso entusiasmo».

Ti sei dato una spiegazione?

C’è interesse, evidentemente, per un’azione politica fatta in un certo modo, che sia lineare, propositiva. Poi, certo, sullo spostamento dei voti fra il primo e il secondo turno ha pesato molto l’effetto delle liste che componevano la coalizione di centro-sinistra più l’Udc. Otto liste che hanno mobilitato una quantità enorme di persone. Pensa a cosa possono spostare tanti candidati che si muovono sul territorio. Un effetto enorme che non c’è stato al ballottaggio, dove il voto è più libero. Speriamo che vada in estinzione una volta per sempre la mentalità che privilegia il voto all’amico, al parente che ti fa il favore. Il voto è sacro. L’ho detto anche in campagna elettorale. Non voterei nemmeno mio padre se non fossi convinto della bontà della sua proposta.

Gli analisti più avvezzi ai retroscena parlano di spostamenti di voti pilotati e della possibilità che la vostra esperienza amministrativa sia messa in crisi nel giro di un anno. L’Udc in città esprime un ministro, Giampiero D’Alia, mentre la coalizione di centrosinistra comunque mantiene la maggioranza in consiglio comunale. Credi a questi scenari?

Manovre alle mie spalle? Non ne ho idea. Per me parla la mia vita. Non credo che il problema principale sia questo. Posso dire soltanto che non si era mai vista una folla come quella di questi giorni a sostegno della nostra battaglia. Un bagno d’amore. Ieri sera ho abbracciato centinaia di persone, a un certo punto hanno dovuto portarmi via in macchina.

Ad ogni modo, come affronterete i problemi politici derivanti dal non avere la maggioranza in consiglio?

Continueremo a fare quello che abbiamo fatto sempre. A Messina sta succedendo qualcosa di inaspettato. Ogni giorno aumenta la consapevolezza che ogni cittadino è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità, a dare , oltre che a rivendicare i propri diritti. Chi fa calcoli su di noi sta sbagliando tutto perché il favore delle persone verso il nostro percorso viene dal sentirsi per la prima volta chiamati a dare un contributo diretto, a partecipare in prima persona. Sentirsi così liberi genera un entusiasmo incontenibile.

Fuori Messina sei percepito come il sindaco No Ponte. Cosa farai se il megaprogetto dovesse tornare in auge?

Quella del no al Ponte è solo una parte, per quanto importante, della mia vita. In campagna elettorale non ne ho nemmeno voluto parlare perché la ritengo una vicenda conclusa. L’ultimo atto sarà la liquidazione della Stretto di Messina spa. Adesso dobbiamo pensare a cambiare Messina.

Come sarà la Messina di Renato Accorinti? Già si parla di te come del sindaco ambientalista che arresterà lo sviluppo.

Per prima cosa fermiamo i luoghi comuni. Messina è una città saccheggiata da imprenditori senza scrupoli, che ha vissuto un legame perverso fra pubblico e privato. Abbiamo la percentuale più bassa di metri quadrati di verde pubblico per abitante e le nostre colline soffocano per il cemento. Questo tipo di sviluppo non ha portato alcun beneficio ai cittadini. Però come accade che l’acqua – che è la fonte della vita – può anche uccidere, ad esempio in un alluvione, il cemento può servire a fare cose utili.

Puoi cementificare le colline, ma puoi restaurare, riutilizzare edifici abbandonati, fare manutenzione.

Andremo al ministero della Difesa per realizzare protocolli d’intesa mediante cui trasformare in parchi urbani le aree militari dismesse. Completeremo la realizzazione dei parchi collinari suburbani e realizzeremo da subito progetti a costo zero. Piste ciclabili, mezzi pubblici a impatto zero , rilancio della linea tranviaria.

Basterà ad affrontare la crisi più grave che Messina ricordi?

Naturalmente no. Ma l’importante è invertire la tendenza. Sappiamo di avere molta strada da fare, l’importante è cominciare subito. Oggi – ad esempio – abbiamo riaperto il Municipio ai cittadini, aprendo i tornelli, ma questo non significa che non ci sarà alcun controllo sul lavoro dei dipendenti. Anzi, il rispetto delle regole è fra i nostri impegni principali. Le associazioni antiracket e antimafia sono state le prime che ho incontrato per stabilire insieme protocolli e percorsi di legalità.

Senza dimenticare le lotte per i beni comuni. 

Democrazia e partecipazione dal basso per noi sono fondamentali. Abbiamo istituito l’assessorato all’autogestione dei beni comuni proprio per dare un segnale di svolta su questo terreno. E l’impegno non vale soltanto per quel che riguarda la cultura o l’autogestione di spazi sociali. Partiamo dall’apertura pomeridiana delle scuole, da affidare a quanti vorranno sperimentare pratiche di autogoverno, incontrarsi, organizzare iniziative, per arrivare – in prospettiva – a modalità di gestione partecipata dei servizi pubblici locali. Acqua, trasporti, igiene urbana. L’idea di una flotta comunale per collegare le due sponde dello stretto di Messina e assicurare a tutti l’accesso alla mobilità magari non potremo realizzarla subito ma resta una priorità. Ma quello a cui tengo più di tutto è una città a misura di bambino. Una politica che non si occupi innanzitutto dei bambini e dei ragazzi è qualcosa che non ha futuro. Qualcosa per cui non vale la pena sacrificarsi.