Una vita spesa a bloccare le aggressioni al patrimonio ambientale e agroalimentare e fermare i responsabili degli illeciti. Cinquant’anni al servizio della Natura che Isidoro Furlan, da poco congedandosi dall’Arma dei Carabinieri Forestali con il grado di Generale, ha pensato di racchiudere in un libro – Il Comandante. Bracconieri, malfattori e altre storie (Ed. Antilia, euro 20) – a testimonianza di come la brutalità di alcuni uomini si scagli su animali e piante e come altri ancora non avvertano nessun scrupolo nel mettere a rischio la salute delle persone.

Generale Furlan, il bracconaggio è un fenomeno ancora lontano dall’essere sconfitto.

Il bracconaggio è dettato dalla voglia di uccidere, di vincere, di affermare la supremazia dell’uomo sugli animali e va strenuamente combattuto. Nel libro racconto episodi diversi in tante parti del territorio nazionale. La mia personale esperienza in vent’anni di lotta al bracconaggio in Aspromonte, per esempio, ha portato al risultato di azzerare la caccia all’Adorno, il falco pecchiaiolo, che sorvola la regione nel passaggio verso il nord Europa. Abbiamo ottenuto che una tradizione secolare venisse superata: quella di essere deriso come “sindaco” se non uccidevi un falco lungo le fiumare. Non è accaduto lo stesso con il bracconaggio nelle valli alle spalle di Brescia e di Bergamo o nelle provincie di Vicenza e Treviso. Lì le stragi di uccellini di passo continuano. Vi sono tante forme di bracconaggio e di attacco al mondo animale e tanti tipi di trappole utilizzate. Nel caso dei pettirossi si usano quelle ad archetti. Una volta imprigionato, l’uccellino muore dopo una lunga agonia e con le zampette spezzate. Tempo fa abbiamo raccolto una “tesa” di mille archetti in Val Trompia, nel bresciano, con oltre cento pettirossi appesi. Alcuni erano ancora vivi. Ma c’è una pratica che reputo odiosa: quella dei bocconi avvelenati. Un metodo vigliacco che colpisce a tradimento non solo gli animali oggetto dell’attacco, ma anche tutti gli altri, compresi quelli domestici. Per il contrasto al bracconaggio sono entrati in funzione negli ultimi anni speciali unità cinofile e i risultati positivi crescono di anno in anno. Qualche numero relativo all’anno 2020: circa 77 mila controlli effettuati, 2.890 illeciti amministrativi e oltre mille reati contestati.

Lei ha osservato anche altri delitti compiuti contro gli uccelli.

Chi penserebbe di intervenire sul sesso degli uccellini che ti stanno tra le dita affinché cantino senza fermarsi, diventando così preziosi richiami per la caccia? Occorre dire che il commercio di uccellini da richiamo non è proibito, ma regolamentato. Naturalmente il mercato regolare prevede l’impiego di uccelli provenienti esclusivamente da allevamenti e provvisti di anelli di riconoscimento. Quando però la richiesta di mercato è superiore all’offerta ci sono uomini senza regole e scrupoli che non si fermano difronte a niente e allora succede quanto ho detto prima.

Nel libro parla anche di attentati alla salubrità dell’ambiente. Cosa intende?

Solo per fare un esempio: uno dei beni più preziosi che abbiamo è l’acqua, un bene comune. Scaricare nelle acque porcherie d’ogni specie o prelevarla in modo incontrollato sono attività purtroppo frequenti e il controllo dei carabinieri forestali, anche se attento e continuo, non basta. Ben vengano quindi i tanti volontari e le associazioni che collaborano con le forze dell’ordine, perché grazie alle loro segnalazioni e alla loro vigilanza il compito risulta più efficace. Un caso che mi colpì in modo particolare fu la moria di fenicotteri nel Delta del Po. Non ho più dimenticato quelle povere bestie rese molli e disarticolate dall’acqua. Scoprimmo la causa facendo le autopsie: avevano il corpo pieno di pallini di piombo che li avevano avvelenati. I cacciatori di anatre, autorizzati dalle leggi della caccia, nascosti nelle botti a filo d’acqua sparavano sugli uccelli di passaggio e i fenicotteri mangiando i pallini rimasti nel fango attorno alle botti si erano avvelenati. Fu il legislatore dopo la nostra denuncia a risolvere il problema, vietando l’uso dei pallini di piombo nelle zone umide.

Nella sua attività professionale avrà avuto a che fare con il lupo e la difficile convivenza con gli allevatori.

Il lupo è un animale bellissimo, esemplare la sua fedeltà alla compagna e al gruppo e la cura che ha dei cuccioli. Il tema della presenza del lupo, ma anche degli orsi, nei nostri boschi è uno di quelli molto difficili per me, visto che vorrei vederlo libero nel suo ambiente naturale. Capisco tuttavia molto bene e condivido le ragioni degli allevatori, soprattutto di quelli più piccoli o situati in alta montagna. La risposta è nel costruire nuovi equilibri e attivare tutti gli strumenti contro la predazione che la tecnologia ci mette a disposizione. Il controllo della crescita degli animali selvatici attraverso un censimento continuo deve essere solo uno degli strumenti messi in campo dalle regioni. In altri Paesi, ma anche sulle nostre montagne abruzzesi, vengono allevati e addestrati cani per la guardia.

Un’altra piaga sono gli incendi.

Ricordo con grande tristezza ciò che accadde il 28 agosto 1989 in Sardegna. Ogni anno, Quella volta i focolai accesi dagli incendiari per consegnare nuovi terreni alla speculazione edilizia causarono anche vittime innocenti, rimaste intrappolate nelle auto con cui cercavano di sfuggire al vento infuocato che avvolgeva le loro case.

Nella sua carriera ha avuto a che fare con le frodi alimentari. La salute delle persone messa a rischio per ottenere guadagni facili. Quali sono le operazioni più eclatanti raccontante nel libro?

Una su tutte è quella denominata “Vendemmia sicura”, quando scoprimmo che nel vino c’erano pochi grappoli. Una produzione di vino senza uva, frutto di zucchero e prodotti chimici che arrivava in tutta Italia grazie ad una rete di connivenze malavitose. Le storie che racconto nel libro in “Nozze di Cana” o in “Vero o falso” sono i “miracoli” che trasformano, grazie a etichette farlocche e documenti falsificati, il valore e il prezzo conseguente di alimenti di scarsa qualità in altri di marchi famosi e di pregio, confondendo e truffando i consumatori.