Da 48 ore il canale di Sicilia si può considerare come una nuova frontiera dell’Unione europea e non più solo italiana. E la stessa Ue si è assunta l’impegno di indire una gara d’appalto per la distruzione dei barconi utilizzati dai trafficanti di uomini nelle traversate del Mediterraneo, operazione che dovrà avvenire nel rispetto della norme europee sulla tutela dell’ambiente. Sono i due risultati politici portati a casa dal ministro degli Interni Angelino Alfano dopo il vertice di mercoledì a Bruxelles con il commissario agli affari Interni Cecilia Malmstrom. Risultati tutt’altro che scontati solo alla vigilia dell’incontro, tanto da preoccupare non poco il titolare degli Interni. Che adesso, invece, può dirsi soddisfatto del risultato raggiunto. «Il problema è che quello che dovrebbe conseguire da questo risultato, non consegue, o almeno non ancora», spiegano dal Viminale. Dove si guarda con preoccupazione al fatto che, oltre a una serie di generiche – per quanto importanti – promesse, in realtà da Bruxelles non sarebbe arrivata nessuna misura concreta. E questo mentre sempre al Viminale sono a dir poco in affanno nel cercare di gestire la massa di uomini, donne e bambini che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. Il piano di accoglienza messo a punto a luglio e aggiornato a metà agosto, mostra infatti limiti che si sperava di superare grazie anche a un intervento concreto dell’Europa che invece è mancato, rendendo così ancora più difficile la ricerca di posti letto dove sistemare le migliaia di profughi che continuano ad arrivare.

Stando a quanto dichiarato mercoledì da Alfano e dalla Malmstrom, dal prossimo mese di novembre il canale di Sicilia sarà controllato dalle navi di Frontex plus, la missione europea decisa nel vertice di mercoledì. Questo non significa, però, che le navi battenti bandiera dell’Unione sostituiranno quelle impegnate da mesi nell’operazione Mare nostrum, come dice invece Alfano. «Le navi della marina militare restano lì dove sono adesso, cioè ai limiti con le acque territoriali libiche», proseguono al Viminale. E così sarà fino a quando il governo non deciderà altrimenti. Diversa la posizione della futura flotta di Frontex plus, che verrà invece dislocata a circa 30 miglia da Lampedusa, quindi oltre le acque territoriali italiane. Sui compiti della Marina rischia però di sorgere un problema. «E’ molto motivata e intenzionata a proseguire Mare nostrum» ricordano al Viminale, dove non si manca di sottolineare come i vertici non avrebbero gradito di essere stati tagliati fuori dall’accordo messo a punto da Alfano.

Ma chi farà parte di Frontex Plus? Per ora si sa solo che alla nuova missione parteciperà la Francia, mentre da Spagna e Finlandia sarebbe giunta solo una generica disponibilità. Nei prossimi giorni verrà lanciato un appello agli Stati membri per invitarli ad aderire fornendo uomini, mezzi e soldi (per quest’ultimi il commissario Malmstrom ha già detto che in parte verrano stanziati dal parlamento europeo). E’ previsto inoltre un viaggio di Alfano nelle capitali europee per un’opera di convincimento. Il tutto dovrà poi essere approvato dal consiglio dei ministri degli Interni dei 28, già fissato per il 9 e 10 ottobre prossimi. Nonostante l’opposizione dei Paesi del Nord Europa, sull’approvazione del piano non dovrebbero esserci sorprese: è ormai passata infatti l’idea che l’Italia non può più essere lasciata sola nell’affrontare l’emergenza immigrazione. Quelle che invece non passeranno, al punto che al vertice di Bruxelles neanche se ne è parlato, sono nuove misure che consentirebbero una distribuzione tra gli Stati membri dei profughi, come la revisione del regolamento di Dublino 3 o l’istituzione del mutuo riconiscimento, il riconoscimento in tutta Europa del documento che concede lo status di rifugiato politico.

L’Unione europea si è detta invece disponibile alla distuzione dei barconi. Una volta soccorsi i migranti, le barcge oggi vengono abbandonate in mare visto che non possono essere trainate dalle navi perché non reggerebbero alla velocità, né essere affondate. «Abbiamo le prove che vengono riutilizzate più volte dai trafficanti di morte», ha spiegato Alfano. Per evitare questo, Bruxelles indirà nele prossime settimane una gara per individuare una ditta a cui affidare la distruzione dei barconi, nel rispetto delle regole comunitarie sull’ambiente.

Resta infine aperto il probleam dell’accoglienza dei profughi. In queti giorni al Viminale si lavora a ritmo serrato nella ricerca di nuovi sistemazioni. L’ondata di arrivi – siamo ormai a più di 110 mila persone – ha fatto saltare il piano messo a punto a luglio e calibrato per un tetto massimo di 90 mila profughi. Nelle scorse settimane è partita una circolare alle prefetture chiedendo di trovare ulteriori diecimila posti che però già rischiano di essere insufficienti. Secondo il Viminale servirebbero almeno 140 mila posti. Un aiuto per sveltire le ricghieste di asilo arriverà sicuramente dall’aumento delle commissioni e delle sezioni che hanno il compito di esaminare le domande e che diventerano presto una cinquantina. Ma nel frattempo bisogna trovare i posti dove ospitare i profughi.

Al Viminale si preme infine anche per risolvere il problema dei minori non accompagnati. Oggi la loro accoglienza è affidata ai Comuni, secondo quanto previsto da una legge del 2000 approvata quando il fenomeno riguardava solo pochi casi. Oggi invece bisogna far fronte a migliaia di bambini e i Comuni hanno difficoltà a farsene carico. Il risultato è che, nonostante tutti gli sforzi, vengono accolti in situazioni di emergenza. Quello a cui si sta pensando è di creare una canale Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) dedicato a loro dove poterli ospitare in condizioni di qualità.