Sembra una di quelle torte da matrimonio a più piani, piene di panna, creme, decori, troppo dolci, e quindi stucchevoli, questo Sanremo 2023. L’ingrediente principale, i 28 cantanti in gara, mescolano nomi già conosciuti con neo arrivi ansiosi di farsi notare, a cominciare dai nomi la cui creatività si dispiega da Will, a Olly a Colla Zio a Lda, che non è l’acronimo di Linear Discriminant Analysis (metodo di analisi statistica), ma di Luca D’Alessio, ovvero il figlio di Gigi. Poi ci sono le co conduttrici ben assortite per tipologia e mestiere che spaziano fra la regina dei social, l’attrice spiritosa, la campionessa sportiva, la giornalista che non ti perdona, tutte brave nel loro mestiere, di carattere, belle, a cui è affidato l’arduo compito del monologo impegnato, imprescindibile come lo zucchero in un dessert, e lì bisognerà vedere chi riuscirà a essere empatica e incisiva evitando la tanto temuta, e scappa audience, pippa lagnosa.

LA FARCITURA, ingrediente fondamentale per evitare che la torta diventi indigesta o inconsistente, è affidata agli ospiti che si dividono fra vecchie glorie dell’italico canto, così la nonna è contenta e noi ci ricordiamo chi eravamo, qualche neo vincitore importante, per tirarcela un po’, qualche ospite che viene dall’estero, nomi grossi eh, perché una spruzzata esotica è sempre utile, e quelli che dentro all’Ariston proprio non ci stanno vuoi per ragioni di spazio, vuoi perché bisogna soddisfare gli sponsor e quindi tutto attorno serve una nuvola di confetti sparsa fra la Costa Smeralda, che non è quella della Sardegna ma una nave ancorata in porto, e una piazza della città ospitante.
Del decor degli astanti, accomodati in platea, bisognerà occuparsi con un po’ di attenzione perché, dopo che la prima sera in prima fila si è seduto niente meno che il presidente della Repubblica, sarà molto difficile restare all’altezza, e il rischio che si cada in sconfinate bassezze è altissimo. Del decor degli astanti, accomodati in platea, bisognerà occuparsi con un po’ di attenzione perché, dopo che la prima sera in prima fila si è seduto niente meno che il presidente della Repubblica, sarà molto difficile restare all’altezza, e il rischio che si cada in sconfinate bassezze è altissimo.

L’INGREDIENTE che minacciava di essere indigesto, ovvero il video di Volodymiyr Zelensky, è stato ridotto, dopo numerosi litigi fra i cuochi, a una spolverata di rito affidata a un messaggio letto dal conduttore Amadeus che sabato prossimo lo interpreterà, c’è da scommetterci, con un tentativo di espressione drammatica sovrastante una delle sue famose giacche ad ampi revers e lustrini, perché, insomma, siamo pur sempre a Sanremo. L’indigestione minaccia, perché fra PrimaFestival, Festival e PostFestival, che si chiama Viva Sanremo, si comincia alle 20,30 e si finisce, se va bene, alle due del mattino. Siccome nella vita c’è sempre un’idea di riserva, e qui non siamo come a un vero pranzo di nozze dove, se ti alzi e te ne vai perché la torta non ti piace, gli sposi si offendono, possiamo sempre abbandonare la messa che, comunque, resta un rito ambito per farsi notare, tant’è che attorno sono tornati a svolazzarvi alcuni politici, come la deputata di FdI Maddalena Morgante che ha usato il suo scranno parlamentare per scagliarsi contro Rosa Chemical (nome d’arte del rapper Manuel Franco Roncati che canta con gli stessi lamenti sospirati e un poco stonati di Achille Lauro) in quanto con il suo look e le sue canzoni avrebbe potuto trasformare l’appuntamento sanremese «Nel festival più gender fluid di sempre».

QUALCUNO dovrebbe dire a Maddalena Morgante che una cosa così, ma ben più raffinata e dirompente dei suoi pallidi imitatori di oggi, l’aveva fatta David Bowie nel 1972, ovvero nove anni prima che lei nascesse, con Ziggy Stardust. E comunque non si preoccupi, la Morgante, perché la torta Sanremo non ha mai avvelenato nessuno con proposte radicali, innovative o indecenti, semplicemente perché Sanremo non inventa niente, non cambia niente, non sovverte niente, si limita a presentare in veste edulcorata e non disturbante ciò che nella società, e nella musica, già gira da tempo. E poiché, come insegnano le cuoche accorte, dagli scarti possono nascere gioielli, consiglio di rileggere Elegia Sanremese in cui il poeta Tommaso Ottonieri prende brandelli di canzoni commerciali e li agglomera creando poesie, come quella sul suicidio di Luigi Tenco che dice: «Forse un bel giorno basta, andare via/forse un bel giorno uscirsene dal giorno».